• Violenza maschile contro le donne e femminicidio: e gli “uomini” sui social minimizzano con argomenti stolidi ed anaffettivi

      0 commenti

    1 muerta mas

    Ni-una-menos-3

    Di Giulia De Baudi

    “Ogni due giorni in Italia una donna viene assassinata da l’ex partner”

    “si ma ne uccide di più la strada”SIC

      

    In questi giorni, in cui si comincia parlare delle manifestazioni del 25 novembre per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne e contro il femminicidio, ho dovuto combattere contro un nuovo nemico. Un nemico insidioso che si nasconde nei sorrisi di sufficienza che molti uomini sbandierano dai sicuri rifugi della loro invulnerabilità anaffettiva.

    Anche questi uomini che non agiscono fisicamente, è bene dirlo subito chiaramente, odiano profondamente le donne. Anche questi uomini, se messi di fronte ad un rifiuto o ad un inaspettato zampillio di orgoglio femminile, potrebbero ledere fisicamente ed anche uccidere una donna.

    Perché è l’onda crescente della realizzazione dell’identità femminile “nonostante”, che fa muovere la mano che umilia, ferisce, uccide le donne. La mano violenta e omicida altro non è che la reazione psicotica maschile per il rifiuto della donna alla schiavitù fisica e la servitù psichica.

    Aprire gli occhi attraverso il pensiero verbale è vitale: per esempio giorni fa ho letto un articolo (leggi qui) in cui si parlava di Mansplaining.

    Mansplaining è una parola inglese che indica l’atteggiamento di arrogante sufficienza di un uomo quando spiega a una donna «qualcosa di ovvio, o di cui lei è esperta, con il tono di chi parla a una persona stupida o che non capisce. È un neologismo composto da man, uomo, e explain, spiegare.»

    Gli uomini che odiano le donne sono anche “uomini spiegano le cose” alle donne in modo tale da farle sentire stupide.

    Ma continuo a cercare parole come questa per descrivere questa violenza, che viene espressa con occulta violenza verbale anche con frasi stolide del tipo: «Scarpe rosse per gli omicidi femminili, (…) dopo la manifestazione una bella mangiata e una bella bevuta in attesa delle cronache del giorno dopo…» oppure interventi che cercano solo di sminuire il problema  «per parlare di cose serie, invece della solita retorica da telenovela, sarà meglio chiarire che da quando esistono le statistiche sul cosiddetto femmicidio, ovvero da una ventina d’anni, l’Italia si è sempre classificata tra l’ultimo e il terz’ultimo posto, insieme a Francia e Finlandia. Sono queste le tre nazioni che nel mondo, registrano da sempre il minor numero di femmicidi.» Non sembra un monito ad aumentare la violenza in Italia per mettersi al pari della violenza di altri paesi con una più alta percentuale di femminicidi? Bah!!!

    Mi ripeto anche che è necessario sviluppare – quando gli interlocutori ce lo consentono –  una dialettica che comprenda anche rifiuti totali e separazioni definitive. Una dialettica interumana tra generi che cerchi anche di intuire, e di individuare,  la presenza di quel granello di umanità sommerso e negato da molti di questi maschi che non si avvedono che la loro rabbia nasce dalla castrazione psichica subita, già nella più tenera età, dall’ambiente circostante. Soprattutto dalle figure familiari. Parlo di quella castrazione che fa il “io non posso” e che conseguentemente fa “se io non posso allora non puoi neppure tu” che avvelena e drammatizza i rapporti con l’altro da sé in generale e con l’immagine femminile in particolare.

    Molti di questi “maschi impavidi” per scusare l’odio contro le donne si appellano alla logica e alla ragione rigurgitando frasi come questa «Potrà sembrare cinico, ma è del tutto fisiologico che tra persone “costrette” alla coabitazione di spazi confinati, nascano forti attriti e che, in alcuni casi, tali attriti sfocino in atti di violenza.»

    Ed ecco scusato il vigliacco che offende la donna, che la umilia, che, protetto da una cultura patriarcale che rende congrui i suoi comportamenti, la costringe ad aver rapporti che dovrebbero essere sessuali ma che divengono solo un atto fisiologico unilaterale. E allora la colpa di tutto ciò viene spostata agli “spazi confinati” che inducono alla violenza. E quando la donna ferma quella mano violenta e perversa, quella stessa mano diviene un arto vile ed assassino.

    E se non basta il maschio della specie cerca di minimizzare il fenomeno delle donne uccise dagli uomini – che nella stragrande maggioranza dei casi sono sempre ex mariti, ex fidanzati, ex compagni a cui esse hanno detto “BASTA” – con dati di questo tipo «Per fare un raffronto, basterà considerare che, nel 2016, sono morte in Italia più di 3.000 persone per incidenti stradali, che hanno altresì causato circa 250.000 feriti, parte dei quali moriranno o rimarranno permanentemente disabili.»

    Vi sembra impossibile che si possa fare un raffronto del genere? E avete ragione, sembra impossibile, ma anche queste sono le modalità e gli infimi livelli in cui si esprime la cultura patriarcale misogina.

    La cultura occidentale, che è essenzialmente misogina, nasce da un connubio mostruoso tra la filosofia, fondata sulla ragione cinica e sulla logica anaffettiva, e le religioni monoteistiche. Religioni imperniate su cardini sociali che annullano completamente l’identità femminile.

    «Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.» Nuovo Testamento, Prima lettera a Timoteo, 2:12–15, di Paolo di Tarso, noto anche come San Paolo.

    Poi c’è il dramma della violenza che si cela nel mondo infame della mercificazione del corpo femminile.  Diceva in una intervista lo psichiatra B. Gigli rilasciata al nostro giornale: « … dobbiamo subito precisare che nei rapporti mercenari non viene espressa alcuna sessualità. Le prostitute che vediamo sulle strade sono donne provenienti sempre più spesso dall’estero, portate in Italia con l’inganno e la promessa di un lavoro onesto. Si ritrovano  invece segregate  e sottoposte a violenze continue da parte di organizzazioni criminali che per fare soldi  non esitano a  distruggere l’identità  della persona. Sono donne ridotte in stato di schiavitù, che vivono nel  terrore, e paradossalmente, per salvarsi evitano di chiedere aiuto.(…) Ora c’è da chiedersi cosa significa andare con queste ragazze, usare il corpo di chi ha la mente distrutta e non ha alcun desiderio. Evidentemente dobbiamo pensare che anche i cosiddetti clienti,  per non vedere tutto questo, debbono presentare una cecità psichica (…) Quando la  mente umana perde le dimensioni di fantasia e di affettività che rendono la sessualità realtà di rapporto vero, e si annulla dietro un corpo che reclama sfoghi e masturbazione, possiamo pensare indubbiamente ad una mente malata.»

    15 novembre 2017

     

    per approfondimenti sul dramma della violenza assassina perpetrata contro le donne e sulle sue cause clicca su questi link

    http://www.igiornielenotti.it/?p=6818

    http://www.igiornielenotti.it/?p=1002

    http://www.igiornielenotti.it/?p=8436

    Scrivi un commento