• Antropologia di destra … antropologia di sinistra

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    FILE - Italian riot police arrest unidentified anti-G8 protestors following the violent police raid in the A. Diaz school where they were housed during the Group of Eight meeting, Genoa, northern Italy, July 22, 2001. Over 60 people were injured during the raid and over 90 arrested for alleged involvement in the violence which struck Genoa July 20-22. Detained protestors have filed reports accusing Italian police forces of physical and psychological violence. (AP Photo/Luca Bruno)

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    « … di sinistra si nasce, di destra si diventa»

    Silvia Scialanca

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    di Gian Carlo Zanon

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    «È evidente che la gente è poco seria/quando parla di sinistra o destra» cantava Giorgio Gaber in una sua celebre canzone.

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    Era “solo” il 1994 e Gaber, da vero artista veggente, aveva già intuito che, per quanto riguardava nostra cultura dominante, le differenze tra destra e sinistra erano solo piattamente ideologiche e quindi “vuote di senso”. Mi rendo perfettamente conto che usare la formula linguistica “prive di senso” per definire le differenze ideologiche tra destra e sinistra può sembrare fuori luogo, ma … tenterò di argomentare il mio pensiero. Lo farò anche per tentare di definire pensieri ancora nebulosi che mi chiedono di essere strutturati in una articolazione verbale capace di comunicare – anche a me stesso –  realtà sociali, politiche e antropologiche che sfuggono al pensiero comune. Anche al mio pensiero a volte…

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    Mi dico che è necessario il linguaggio articolato per realizzare pienamente i pensieri e metterli al riparo dai marosi culturali dell’ambiente in cui nasciamo, cresciamo, viviamo. Ambiente culturale che impone un linguaggio comune “imparato” e un ammorbante paradigma teo-filosofico.

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    So però di avere a mia disposizione tutte le parole che occorrono per definire la realtà che mi circonda e, grazie ad alcuni geni del pensiero e del linguaggio, dispongo di parole capaci di evocare e/o definire l’invisibile che si cela nel cuore degli esseri umani. Una parola, una formula linguistica, una frase, una strofa di un verso poetico, sono in grado di far apparire realtà che prima non esistevano nella mente degli esseri umani.

    Assisto ogni giorno a fenomeni di questo genere: ciò che prima che era una “inesistenza culturale” poi, nel bene e nel male, inizia ad esistere. Si tratta “solo” di dare un nome a realtà immateriali.

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    «Fare il bagno nella vasca è di destra/far la doccia invece è di sinistra/Un pacchetto di Marlboro è di destra/di contrabbando è di sinistra./Ma cos’è la destra cos’è la sinistra…/Una bella minestrina è di destra/il minestrone è sempre di sinistra/Tutti i films che fanno oggi son di destra/se annoiano son di sinistra.(…)/Io direi che il culatello è di destra/la mortadella è di sinistra/Se la cioccolata svizzera è di destra/la Nutella è ancora di sinistra.»

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    Ma al di là da questi divertenti luoghi comuni elencati da Gaber nella sua canzone, e al di là dei comportamenti coscienti che dovrebbero, e il condizionale e d’obbligo, definire le appartenenze, la domanda che mi pongo è: che significa realmente “essere di sinistra”, “essere di destra”.

    Esiste l’homo sinistrensis? Esiste l’homo destrensis”? E se, come aveva già visto Gaber vent’anni fa «Il pensiero liberale (che) è di destra/ora è buono anche per la sinistra», è ancora possibile dividere più o meno nettamente i due modi di pensare e, conseguentemente, di essere e di fare?

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    Qualche tempo fa in questo nostro Diario polifonico avevamo provato a cercare nella storia moderna e contemporanea il nucleo filosofico, ma anche quello economico, che fonda il pensiero di sinistra. (leggi qui e qui). Avevamo provato anche a guardare, nello specifico della storia della sinistra italiana, le insorgenze positive e le derive neoliberiste e neo fascistoidi dei politicanti e della classe dirigente “di sinistra” . (leggi qui).

    Ma oggi – visto ciò che sta accadendo alle falde del Pd che dovrebbe – e qui il condizionale è più che mai d’obbligo – rappresentare le idee della sinistra, penso che l’analisi storica di ciò che è accaduto e di ciò che sta accadendo sia insufficiente per capire in profondità significato e senso di un modo d’essere di sinistra o di essere destra.

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    Lo dico subito: come dice il titolo di un articolo de settimanale Left firmato da due economisti, Ernesto Longobardi e Andrea Ventura (1),  penso che “L’origine naturale dell’uguaglianza” non sia una mera visione utopica del genere umano ma sia realtà. Penso che questo pensiero sia l’unico su cui posso basare le mie rivendicazioni ugualitarie e quindi il mio “essere di sinistra”.

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    Ovviamente questa mia “credenza”, è un pensiero che si basa sul mio vissuto e sulla mia personale ricerca. Io so che gli esseri umani al momento della nascita sono uguali ed hanno la certezza dell’esistenza di un altro essere umano uguale a se stessi.

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    So – ed è ovviamente un pensiero “privato” che si struttura sulla Teoria della nascita dello psichiatra Massimo Fagioli – che l’essere umano, nascendo con questa predisposizione psichica che “obbliga” alla solidarietà tra esseri umani, non nasce con nessuna cattiveria o “peccato originale” da mondare con riti battesimali; non nasce con vuoti o mancanze da colmare a scapito di altri esseri umani; e, mi dispiace per Kant, ma non nasce con un male radicale e congenito, né è un legno storto da raddrizzare con la religione e la ragione. So anche che la donna non è un “uomo castrato” come affermava invece il buon Sigmund che preferiva, lo scrive in una lettera, e ne aveva tutto il diritto, di gran lunga far sesso con l’identico a sé. So che la donna non è “un’anomalia della specie” umana come pontificava Aristotele e come pensa almeno il 50% per cento dei maschi della specie.

    «Dobbiamo capire cosa fa stare bene le persone. Lì è la sinistra»

    Massimo Fagioli

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    Questa mia “credenza”, che ho cercato di verbalizzare al meglio, marca fortemente il confine che mi divide dal “pensiero di destra”.

    Se, io penso, che nel neonato esista un “origine naturale dell’uguaglianza”, debbo coerentemente pensare che la diseguaglianza sia innaturale. E se si nasce con l’idea di eguaglianza, si nasce “di sinistra”.

    Ciò significa che di destra non si nasce ma si diventa nel momento in cui, perdendo quella neonatale speranza/certezza nell’uguaglianza tra esseri umani, si crede che gli esseri umani siano non uguali ma diversi tra loro. Diversi tra loro per “cause genetiche”, “razziali”, “religiose”(2), “epidermiche”. Diversi  e “storti” al punto tale che solo un ordine superiore, un autocontrollo ideologico/religioso o razionale, un controllo Statale o poliziesco, possono assumersi il compito di tenere a freno quel Caino o quell’animale prerazionale che, sempre secondo questa cultura dominante,  alberga in ogni essere umano.

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    Non sono io a dirlo, lo afferma da almeno 2500 anni la nostra fritta e rifritta cultura teo-filosofica, cioè quel fritto misto di magia, religione, superstizione, utilitarismo, ragione positivistica, psicanalisi freudiana, informazione mediatica scalfariana e galimbertiana, ecc. ecc., che affermano la naturale animalità e l’originaria cattiveria del neonato.

    Inutile dire che questo credo “di destra” è la fonte di ogni ideologia che vede nell’altro essere umano un potenziale nemico oppure un essere superiore da venerare oppure ancora un essere inferiore da sfruttare per proprio tornaconto personale: homo homini lupus.

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    È l’opposta percezione” dell’altro da sé che crea il discrimine  tra “essere di destra e “essere di sinistra”: se l’altro da sé, con tutte le differenze del caso, viene percepito/avvertito/sentito essenzialmente come un uguale, significa che, con tutte le sfumature di rosso del caso, è di sinistra.

    Se, al contrario, l’altro da sé viene essenzialmente percepito come un non uguale a sé, significa che si è, con tutte le sfumature di nero del caso, di destra. Uno degli effetti collaterali dell’essere di destra è quello di credere fermamente che solo la paura di una punizione terrena o ultraterrena possa tenere a bada la bestia umana, il Caino sempre pronto ad assassinare per invidia e bramosia il fratello.

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    Gli effetti collaterali causati da  questo difetto di pensiero, li abbiamo visti con la legge sull’immigrazione Bossi-Fini che aprioristicamente criminalizza il “clandestino” solo perché non appartenendo alla comunità europea è diverso e quindi “pericoloso”. Li  vediamo ora con Trump che erge muri,  evoca la bomba nucleare e incrementa le spese militari. O con il salvini di turno che vuole ronde assetate di sangue rom e che trattano come animali in gabbia le donne … questo è il solo ordine che il loro, difettoso, innaturale e disordinato pensiero è in grado di concepire. Un “ordine” religioso e razionale che ha già causato e continua a causare disastri demografici, malattie trasmissibili sessualmente, guerre, genocidi … evangelizzazioni subdole e islamizzazioni forzate, esportazioni di democrazia e…

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    2 marzo 2017

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    Note

    (1)Parlo dell’articolo uscito sul numero monografico di Left, n.8/2017  dedicato interamente alla figura e al  pensiero dello psichiatra Massimo Fagioli scomparso il 13 febbraio 2017. È nella sua Teoria della nascita esplicitata sin dal 1970 con il suo capolavoro teorico Istinto di morte e conoscenza, che vengono esplicitate le dinamiche organico-psichiche della nascita che fanno sì che gli esseri umani al momento della nascita siano tutti uguali.


    (2) L’8 gennaio del 2014 Jorge M. Bergoglio, affermò «Un bambino battezzato non è lo stesso che un bambino non battezzato». (leggi qui) 

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