• Responsabilizzare la rete per trasformarla in uno strumento di conoscenza e quindi di lotta sociale e politica

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    di Gian Carlo Zanon

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    Qualche giorno fa su face book, a causa di un’omonimia, ho commesso l’errore, per me quasi imperdonabile, di apostrofare un giornalista a cui avevo attribuito un articolo che invece era stato firmato da un suo collega il quale, aimè, portava un identico nome e un identico cognome.

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    È la prima volta che mi capita, ma la cosa mi indigna. Certo mi dico che d’ora in poi non capiterà più, che andrò sempre a verificare la fonte primaria …  ma tutto questo non mi consola. Quando offendi qualcuno ingiustamente si crea una piaga invisibile che pretende di essere sanata fino in fondo. Forse esagero? Forse si, ma questa mancanza mi causa un fastidio a cui non posso e non voglio sottrarmi. È un sentire “quasi organico” direbbe un grandissimo giornalista che fece dell’onestà intellettuale la sua unica bandiera: Albert Camus.

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    Ciò che non mi va giù è il fatto che alla fine anch’io sono andato a riempire la schiera di irresponsabili che senza verificare condividono post inqualificabili come quello che enumerava le ore di interrogatorio giudiziario subite da Virginia Raggi equiparandole a quelle raggiunte da Pacciani, il presunto Mostro di Firenze, da Schiavone, da Schettino, da Amanda Knox, da Totò Riina ecc. ecc.. Ai dubbi da me espressi sulla poco probabile realtà di tali affermazioni, espresse da una fantomatica Mascia Aniello, la mia referente social, ha risposto in modo stolido: “Chissà” come a dire “io non ho verificato nulla, però potrebbe anche essere”.

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    Ecco sui social network, diciamo nel 90% dei casi, funziona così: non importa che la notizia che si inserisce o si condivide sia vera o meno. Se la notizia che si incontra, per ideologia o credenza religiosa, “piace”, significa che è vera. É vera non perché si ha certezza che sia così, oppure perché si è verificato che lo sia, ma perché si vuole che lo sia.

    Poi se qualcuno dice che non è vero, come Iago ci si appella ai “sortilegi” della mente: «…Io odio il Moro/e si dice in giro ch’egli abbia fatto/ pure le mie veci nel mio letto. Non so se ciò sia vero/ma per il semplice sospetto d’una cosa del genere/ agirò contro di lui come se fosse vero». Iago deve ordire la sua trama per la rovina di Otello e quindi intende intenzionalmente legittimare la sua vendetta  e per farlo crea le ragioni che sostanziano il proprio odio.

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    È la stessa identica dinamica del webiota di turno che, trovando un post che sostanzia il suo odio verso Virginia Raggi – tanto per fare un esempio –  è ben contento di condividerlo in rete senza domandarsi se il contenuto di quella comunicazione possa esser vero o meno.

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    Questi comportamenti sono divenuti abitudinari ed hanno fatto implodere totalmente la fiducia su ciò che viene pubblicato in rete. Questo è accaduto anche per il lavoro capillare di quei  cani mastini mass mediatici che per coprire le loro omissioni e le loro sordide menzogne costruite a tavolino, hanno sparso un veleno mortale che ha assassinato anche ciò che veniva comunicato da quella piccola percentuale di persone che continuano ad investire sulla verità.

    È per questo che se si vuole realmente resettare la rete, si deve, con estrema onestà intellettuale, responsabilizzarla verificando sempre che ciò che postiamo sia realmente vero. Inoltre dobbiamo avvertire i nostri “amici di rete” delle loro sbandate comunicative e, nei casi, estremi eliminarli dalla propria cerchia. Detto così sembra brutto, ma penso sia l’unico modo per disinfettare la rete. Ma si accettano consigli.

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    Forse tra un po’ di tempo si creeranno due reti telematiche parallele con caratteristiche etiche ben distinte: ci sarà la rete dei webioti cialtroni e la rete di chi vuole cercare, conoscere, comunicare la verità. Utopie? Si, forse. Come diceva Martin Luther King? A si ora ricordo «I have a dream».

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    7 febbraio 2017

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    • Più che due reti distinte, piano piano si prenderà maggiore dimestichezza con il pulsante “Non seguire più” oppure “Cancella dagli amici”.
      Due azioni che, a differenza di quanti li usano male o ne parlano male, ti permettono di selezionare le informazioni e le persone con cui il confronto è più costruttivo ed evitare di perdere tempo con chi è comunque impermeabile a tutto: le idee degli altri, la verità, la ricerca, etc etc.
      Praticamente funzionerà come nella vita o almeno in quella di alcuni 🙂

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