• Ermanno, e adesso con chi parleremo dell’umano

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    “Sul mare c’era un filo di vento, una brezza di terra che recava il respiro della città più che quello del golfo. La vidi che si pettinava con la mano alcune ciocche e le annidava tra i capelli dietro alla nuca. «E adesso  – disse all’improvviso –  con chi parlerò di Alëša».

    Risi. Alëša era diventato un termine convenzionale tra noi. Indicava bene il disinteresse, la pietà, l’altruismo, ma anche l’arte, la letteratura, insomma tutto ciò  che ci affascinava. Alëša era la nostra tacita promessa di restare fedeli a noi stessi”

    Quando penso a Ermanno Rea penso a Mistero napoletano che mi ha ulteriormente aperto gli occhi su quegli squallidi personaggi da Commedia dell’Arte che recitano da ormai ottant’anni utlizzando un rinsecchito canovaccio che potrei chiamare “quelli di sinistra”. Quel libro e il libro di Enrico Calamai Niente asilo politico mi sono serviti per comprendere a fondo e fuor di ogni dubbio il gioco delle parti dei dirigenti del maggior partito “di sinistra” italiano. Gioco delle parti che è servito solo a mantenere il proprio potere politico. Da quando Togliatti prese in mano quel partito a tutt’oggi, il Pci e le sue figliazioni hanno da prima svolto un compito di equilibrio nella Commedia all’italiana intitolata da Italo Calvino La gran bonaccia delle Antille, per poi, con Letta e Renzi, uscire allo scoperto e vestire i panni dell’Arlecchino “Servo di alcuni padroni”: FMI, corporation, multinazionali, Vaticano, signorotti locali, bancarottieri ammanicati.

     

    Mistero napoletano non è un libro di storia tout court. Non è neppure un romanzo. È il racconto vero della delusione e della tristezza che hanno attraversato Ermanno: «E adesso io con chi parlerò di Alëša» gli disse Francesca Spada – di cui, secondo me, lui era innamorato di un amore profondo e silente –  quando nei primi degli anni Cinquanta egli decise di abbandonare Napoli e la redazione de L’Unità dove lavoravano insieme. Basta udire il suono di questa semplice frase, che parla del cadere delle utopie e delle speranze, che parla della vicinanza di quest’uomo a ben definite immagini femminili, per capire di che materia fosse fatto Ermanno. Pochi mesi dopo la sua partenza, schifata ormai dei “compagni” del partito che fecero di tutto per tagliare le ali a quella magnifica donna, Francesca Spada si suicidò.

    Era forse l’unico rimpianto di un uomo che aveva attraversato la vita “evitando le buche più dure” non per vigliaccheria ma perché sapeva che in quei buchi neri c’era il vuoto ideologico che tutto fagocita. Se le fosse rimasto accanto forse sarebbero sopravvissuti ma certamente sarebbero morti entrambi come, pur continuando ad esistere, sono morti politici ed intellettuali che non hanno avuto il coraggio di separarsi da qual partito padre padrone come fece Ermanno.

    Lui la “tradì”, se ne andò, si separò da lei, perché lei, preda dell’ideologia, non riusciva ad amare perdutamente Alëša.

    Ermanno se ne andò dall’apparato di partito e dalla palude ideologica, rimase se stesso, uccise padri e padrini di partito che lo avrebbero soffocato, divenne apolide, «girò il mondo in cerca di immagini … dopo molti anni tornò per narrare l’orrore del togliattismo del dopoguerra che in nome della ragione, declinata in “fedeltà al comunismo staliniano”, aveva “suicidato” quei pochi giovani talenti che si erano salvati dalla furia nazifascista.» (leggi qui)

     

    Penso ad Ermanno con le lacrime agli occhi perché lui era speciale, veramente speciale. Me lo ricordo quando venne agli incontri organizzati per lui dal gruppo di lettura Upsilamba, di cui sono fiero di far parte, e dall’Associazione Amore e Psiche. Ricordo il suo sguardo sornione, il suo splendido pensiero, le sue risposte tranquille, il suo faustiano interesse per ciò che è umano, il suo ricordarsi di persone incontrate per pochi secondi secoli prima.

    Così lo ricorda Etta Casa anch’essa fervente militante della brigata Upsilamba:

     

    Ci ha lasciato questa mattina un grande amico del circolo lettori.

    Era malato da tempo ma fino all’ultimo ha continuato  infaticabile a lavorare al suo libro sul Rione sanità di prossima pubblicazione e a spendersi per la diffusione della lettura che ha sempre visto come un’arma per “salvare il mondo”.

    Nel giugno 2015 in un opuscolo pubblicato  in occasione di una delle sue ultime apparizioni pubbliche al  Festival Salerno Letteratura, sosteneva che  Adele la appassionata libraia protagonista del suo libro “Il sorriso di Giovanni”, era profondamente convinta della forza corruttiva della lettura:

    «Adele – e quindi il sottoscritto ritengono che la lettura sia tuttora – anzi oggi più che mai – una grande forma di lotta, un potente presidio di resistenza contro l’idra dalle mille teste che pretende di piegarci ai suoi voleri. Viviamo in un mondo in cui il pensiero alternativo appare ridotto al lumicino; un mondo sempre più privo di dialettica, minacciato da un futuro di orwelliana pianificazione umana. Chi se non noi può mettersi di traverso a questo processo di omologazione perversa che mentre cerca di renderci tutti uguali, moltiplica le diseguaglianze economiche a vantaggio dei nuovi tiranni?

    Chi se non noi lettori militanti può proporre una alternativa di salvezza con la nostra apertura incondizionata al mondo, ai diversi, agli esclusi, ai perdenti, agli infelici; noi con il nostro ostinato umanesimo? Adele ne è fermamente convinta. E io con lei».

    E aggiungo, noi tutti con lui.

     

    Grazie Etta per questi pensieri pieni d’affetto per Ermanno Rea. La sua scomparsa è quanto di più ingiusto posso immaginare oggi e il mio primo “assurdo” pensiero è stato: “perché lui che era quello che era e non altri che sono quello che sono”. Infantile? Può darsi, rivendico questo infantilismo. Non riesco a parlare Ermanno senza che un magone mi stringa alla gola … e della ragione e del politicamente corretto, ora come non mai, non me ne può fregar di meno.

    Gli devo molto, moltissimo, mi mancherà perché so che senza di lui mi mancherebbe un pezzo di storia che mi è indispensabile per capire cosa è accaduto alla sinistra e per decifrare ciò che sta accadendo … provo dolore … scrivere di lui mi fa stare un po’ meglio … solo un po’.

    Gian Carlo Zanon

     

    Il video dell’incontro di Ermanno Rea col Gruppo di Lettura Upsilamba

    • Ermanno Rea è il simbolo delle nostre ribellioni e delusioni nei confronti del PCI che in un primo momento ci ha affascinato per poi confonderci le idee. Del resto il comunismo parlava solo di realtà materiale. Molto più fortunati siamo ora che abbiamo incontrato la Teoria della nascita di Massimo Fagioli che ci parla del superamento della malattia mentale e della possibilità di ritrovare la nostra nascita e con essa la nostra vitalità ed identità degne di un essere umano. Bellissimo è il pensiero della forza del cuore che riporta alla realtà materiale e alla biologia l essenza dell uomo.

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