• Wisława Szymborska : “che appaia sotto la mano che scrive/ almeno un’unica cosa/ chiamata cosa altrui;”

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    In effetti ogni poesia
    potrebbe intitolarsi «Attimo».

    Basta una frase
    al presente,
    al passato o perfino al futuro:

    basta che qualsiasi cosa
    portata dalle parole
    stormisca, risplenda,
    voli nell’aria, guizzi nell’acqua,
    o anche conservi
    un’apparente immutabilità,
    ma con una mutevole ombra;

    basta che si parli
    di qualcuno
    o di qualcuno accanto a qualcosa,

    di Pierino che ha il gatto
    o che non ce l’ha più;

    o di altri Pierini
    di gatti e non gatti
    di altri sillabari

    sfogliati dal vento;
    basta che a portata di sguardo
    l’autore metta montagne provvisorie
    e valli caduche;

    che in tal caso
    accenni al cielo
    solo in apparenza eterno e stabile;

    che appaia sotto la mano che scrive
    almeno un’unica cosa
    chiamata cosa altrui;

    che nero su bianco,
    o almeno per supposizione
    per una ragione importante o futile,
    vengano messi punti interrogativi,
    e in risposta –
    i due punti:

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