• Il rifiuto irriverente: Michela Murgia, Roberto Vecchioni, due voci fuori dal coro

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    di GianCarlo Zanon

    «In una trasmissione in cui si è parlato di morti e di guerra con estrema facilità non riesco a parlare del mio libro». Una frase del genere che denuncia ed evidenzia la normale schizofrenia mediatica in cui orrori di cronaca e consigli per gli acquisti vengono mischiati con nonchalance, dovrebbe essere plaudita … in una società che ancora conserva il senso dell’umano. Invece non è così. La scrittrice Michela Murgia ospite della trasmissione condotta da Bianca Berlinguer ‘Linea Notte’ per presentare il suo ultimo romanzo “Chirù”, visibilmente nauseata per il modo in cui si era svolta fin a quel momento la trasmissione, si è rifiutata di parlare del suo libro, dicendo che la sua sensibilità non glielo consentiva. Chapeau !

    «La Sicilia è un’isola di merda, mica potete pensare che sia venuto qui a fare una sviolinata. (…) Arrivo dall’aeroporto e venendo in città vedo 400 ragazzi su 200 in ciclomotore senza casco, auto in doppia e tripla fila fino a ridurre la strada ad un budello rendendo difficile passare. Questo significa che qui non si ha il senso di esistenza con gli altri. (…) Non amo la Sicilia che rovina la sua cultura, che quando vado a vedere Selinunte, Segesta non c’è nessuno. Non amo questa Sicilia che si butta via.» É Roberto Vecchioni che parla, davanti a docenti e studenti nell’aula Magna della facoltà di ingegneria dell’Università di Palermo.

    Quando ho letto di queste prese di posizioni così coraggiose, forse anche eroiche, dei due protagonisti della cultura l’aria intorno a me si è fatta più leggera. La sensazione che i due avessero colpito nel segno è divenuta certezza dopo che, mentendo, i giornali hanno parlato di un litigio tra la conduttrice di Linea notte Bianca Berlinguer, che avrebbe interrotto bruscamente il collegamento con M. Murgia e dopo aver letto chi tra i politici ha criticato R. Vecchioni. Inoltre nei titoli dei giornali si parlava delle “offese di Vecchioni alla Sicilia”. SIC

    «Cala il gelo in platea (…) In tanti, soprattutto nelle prime file, non hanno retto l’onta di una offesa tanto diretta e plateale e, in segno di protesta, hanno abbandonato l’aula.» scrive la giornalista Serena De Palma.
    “Ho visto studenti e docenti attenti alle parole del professor Vecchioni” dico io dopo aver visto un filmato. Chi ha ragione? Era presente la giornalista nell’aula o ciò che scrive glielo ha suggerito un uccellino? Non lo so, lei lo dà a intendere ma non lo scrive. Vecchi trucchi giornalistici.


    La faccenda è complessa: gli esseri umani, volenti o nolenti, non percepiscono la realtà in modo obbiettivo come fossero macchine da ripresa senz’anima. Tutto ciò che osserviamo viene filtrato attraverso il nostro pensiero cosciente e non cosciente.


    Dando per scontato sia la buone fede di S. De Palma che la mia, posso dire che ognuno di noi ha percepito le parole di Vecchini in modo diametralmente opposto. La giornalista scrive: «Professore, non ne sentivamo il bisogno… di una critica, di un’accusa tanto forte quanto poco costruttiva. Parliamo di una regione in cui malavita e disservizi la fanno da padrone, della regione dei record negativi. (…) Non è così che si auspica al cambiamento, che si spronano i giovani, che si chiamano alla lotta. (…) Quei giovani venuti ad ascoltarla non avevano bisogno dell’ennesima mortificazione di fronte ad un Paese troppe volte cieco e sordo ai loro bisogni. (…) Tanti, tra quei ragazzi presenti ieri, hanno conosciuto il dolore, le sue parole non sono certo state un balsamo sulle loro ferite. (…) A questi ragazzi oggi Lei dovrebbe delle scuse, ridimensionando i concetti che voleva esprimere, con altre parole che la sua indiscutibile capacità dialettica saprà trovare»

    Serena De Palma mi scuserà ma a questo punto mi chiedo se la sua percezione sensoriale non funziona.  Ha forse negato Vecchioni la Presenza della Mafia – che lei stranamente chiama “malavita” -? Ha forse detto che in Sicilia non vi sono disservizi? Vecchioni non ha offeso i giovani in platea … a meno che non siano loro quelli che ha visto girare senza casco, posteggiare la amcchina in terza fila e disertare i luoghi della cultura.


    Certo potremmo discutere all’infinito sulla forma usata da Vecchioni … ma in una situazione così disastrosa come quella descritta da Vecchioni (ma anche da Serena De Palma) è il caso di usare il paradigma del politicamente corretto?

    La possibilità di un cambiamento radicale in Sicilia è scomparsa a Portella della Ginestra e ancora non è riapparsa, ma il Sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari non la pensa così: «sproloqui volgari contro uno dei fari della civiltà e della cultura europea e mediterranea». Questo il modo in cui ha definito le frasi di Vecchioni.


    Ed ecco fatto, con un colpo di bacchetta magica il reale stato delle cose dell’isola si annulla e al suo posto viene riproposto il linguaggio riverente e formale che surrettiziamente ridice la frase sibillina del Principe Salina “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi “.

    Michela Murgia e Roberto Vecchioni hanno dato una lezione agli italiani. Lo hanno fatto uscendo dagli schemi, usando il loro irriverente linguaggio, mostrando la loro passione e il loro amore per la verità e per chi li ascoltava gridando “maleducatamente” il No del loro rifiuto per ciò che ci allontana dall’umano … e che “nessuno si senta offeso …”

    5 dicembre 2015

    Dal Corriere della Sera – Italians


    Sicilia: ringrazio Vecchioni che ha scelto di “cantarcela”


    Buongiorno Beppe, Io dico che Vecchioni ha ragione. Da sempre sostengo che amare la propria terra e la propria gente significa anche pretendere di più. E a Vecchioni lo dissi nell’estate del ’90 a Reggio Emilia, prima di un concerto. Allora mi giudicò troppo severo con i miei conterranei, mi fa piacere che abbia cambiato idea. Inizialmente ho pensato che il concetto poteva essere espresso con parole meno dure, ma poiché il prof. non è uno sprovveduto, è coerente ritenere che abbia volutamente scelto la via del “pugno nello stomaco”. Cari corregionali, ci indigniamo se qualcuno ci dice che la Sicilia è un’isola di merda? Bene, dato che se lo è non è per le caratteristiche geografiche (stupende), ma per come la malgestiamo. Rimbocchiamoci le metaforiche maniche dell’educazione e della convivenza civile. Uno degli inutili e sproloquianti soloni in tv ha accusato Vecchioni di aver parlato “del traffico” e non di mafia: non lo ha fatto perché non gli compete. Vecchioni si è giustamente focalizzato sul modus vivendi e operandi dei siciliani che, nei casi più degradati, costituiscono il brodo primordiale ove la mafia si nutre. Lo scambiare il servizio pubblico con il favore del potente e l’assenza di valori civici costituiscono l’humus malefico. Che produce anche stomachevoli inchini di santi davanti alle case dei boss (a proposito, da oltreTevere giunge un assordante silenzio). Se la mafia attecchisce a Palermo e non ad Aosta ci sarà un motivo. Non poteva mancare il sottosegretario di turno, ovviamente indignato; la sig.ra Vicari, cui sfugge che dai tempi di Goethe è cambiato parecchio, anche nell’opinione che il mondo ha della Sicilia. Meglio riflettere su ciò che coerentemente ha detto il sindaco Orlando. Concludo ringraziando Vecchioni che ha scelto di “cantarcela” (ovvio!) con chiarezza, dalle sue parole noi siciliani dobbiamo ricavarne stimolo per migliorarci. Grazie Roberto, non solo perché dopo 25 anni mi hai dato ragione. Spero che la tua frustata ci sia salutare.


    Alfio Vasta

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