• Loretta Emiri – Uno strano viaggio …

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    Tra un vomito e l’altro *


    Loretta Emiri **

    L’esistenza di ostacoli può stimolare la nascita di atti creativi; questi ultimi dimostrano che nella psiche di chi li ha generati la prospettiva del futuro è presente. Il peso di molti ostacoli può schiacciare ogni e qualsiasi stimolo, introducendo nella mente angoscia e apatia; queste ultime possono proliferare fino ad estromettere la prospettiva del futuro da una dimensione che si restringerà a un presente doloroso e morto. Quanto più forte è il disagio che dà il primo impulso al movimento dell’anima, tanto più forte può essere il movimento stesso; in questo caso l’azione e la creazione sono fenomeni tragici, perché partono dal malessere, dalla disarmonia. Quanto più forte è il disagio che provoca il primo arresto nel movimento dell’anima, più probabilità ci sono che detto movimento cessi per sempre; schiacciata dal disagio, dal malessere e dalla disarmonia, l’esistenza diviene tragica non-vita.

    Cosa trasforma una vuota possibilità in azione responsabile? Da cosa scaturisce l’atto consapevolmente realizzato, con tutto il suo peso reale e la sua irrefutabilità? Possiamo considerarci realmente vivi solo se agiamo, creiamo; cioè solo se non siamo indifferenti. Per non concludere (come mi piace questa locuzione, amica Edith!), si potrebbe asserire che l’atto creativo è un impegno preso con sé stessi, una passione misteriosamente accesa dalla psiche. In archivio sono aumentati i rifiuti di pubblicazione, eppure il loro imponderabile peso non è ancora riuscito a schiacciare la passione di Cosetta. L’atto di riprendere a scrivere è di oggi, ma la scintilla che ne è scaturita ha raggiunto tanto i mesi dolorosi e morti del passato prossimo quanto la buia prospettiva del futuro. Ed allora: la passione per la scrittura brucia o scalda la vita di Cosetta?

    Gli ospiti partecipano sia alle attività quotidiane che a quelle inerenti lo svolgimento delle feste a cui sono invitati. Una serie di diapositive ritrae uomini del villaggio Wakathau che, aiutati da Yanomami provenienti da località vicine, trasportano un pesante tronco. Nella foresta hanno abbattuto l’albero, ne hanno ricavato il pezzo che interessava, lo hanno scavato. Appoggiato ad un supporto di pali, è stato sistemato all’interno della grande casa comunitaria. É pronto per fungere da recipiente in cui preparare bevande. Le banane, che sono state raccolte nel momento giusto e lasciate qualche giorno a maturare, vengono messe nel contenitore insieme ad acqua; con l’ausilio di arnesi ricavati da rami che hanno tre o quattro punte, sono frullate fino ad ottenere un succo delizioso e denso.

    Immediatamente la sfida ha inizio: i padroni di casa ne offrono agli invitati e viceversa; nessuno può rifiutarsi di bere. In breve cominciano a vedersi pance turgide. Qualcuno è preso di mira; a lui la bevanda sarà offerta sistematicamente, a nulla valendo i suoi tentativi di passare inosservato. Quando il malcapitato comincia a rigettare, sogghigni e risolini si trasformano in risate fragorose. La prima volta che ebbe occasione di assistere a tali sfide, Cosetta si divertì un mondo e vomitò con gli altri pur non avendo ingerito un solo goccio di pappa di banane. Il fatto è che la vista dei suoi amici che vomitavano, delle loro bocche gocciolanti, dei loro corpi impiastricciati le provocò tanti di quei conati che rigettò pure l’anima.


    La sua amica aveva raggiunto la quarta età e soffriva di mal d’auto, per cui Cosetta decise di non farle affrontare da sola il ritorno al paesello. L’anziana signora tenne duro per un terzo del viaggio, poi vomitò anche l’anima. Il conducente del pullman indicò un rotolone di carta e Cosetta ripulì scrupolosamente indumenti, sedile, pavimento. La donna si vergognava come un cane; tranquillizzarla fu più arduo che raccogliere quanto da lei abbondantemente vomitato. I mezzi di trasporto di media e lunga percorrenza sono ormai tutti dotati di aria condizionata; per evitare che vengano abbassati mentre il condizionamento è in funzione, i finestrini sono fissi, non possono essere aperti. Così, nei restanti due terzi del percorso, i viaggiatori respirarono a pieni polmoni il tipico odore del vomito.

    La vista di quanti si erano messi un fazzoletto sul naso per cercare di neutralizzare il fetore fece sorridere Cosetta, ma i finestrini bloccati in nome di un presunto confort la fecero ridere proprio di cuore. Alla fermata del pullman, ad aspettare l’anziana signora c’era una nipote che, guardando gli indumenti macchiati della vecchia, il suo atteggiamento spaurito e pieno di vergogna, e ascoltando le spiegazioni che si sentiva dare, assunse un’espressione più disgustata di quella che le è abituale. Sapendo bene fino a che punto la nipote fosse indifferente nei confronti della nonna, mentalmente Cosetta prese a soppesarne l’insensibilità, ma fu subito colta da un incontrollabile senso di nausea e ciò che restava di un succulento pranzo cinese finì ai piedi di quella giovane schifata.


    * Il brano “Tra un vomito e l’altro” è uno dei capitoli del libro inedito A passo di tartaruga.

    ** Loretta Emiri è nata in Umbria nel 1947. Nel 1977 si è stabilita in Roraima (Brasile) dove ha vissuto per anni con gli indios Yanomami. In seguito, organizzando corsi e incontri per maestri indigeni, ha avuto contatti con varie etnie e i loro leader. Ha pubblicato il Dicionário Yãnomamè-Português, il libro etno-fotografico Yanomami para brasileiro ver, la raccolta poetica Mulher entre três culturas, i volumi di racconti Amazzonia portatile e Amazzone in tempo reale, il romanzo breve Quando le amazzoni diventano nonne. È anche autrice dell’inedito A passo di tartaruga, mentre del libro Se si riesce a sopravvivere a questa guerra non si muore più, anch’esso inedito, è la curatrice.

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