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17 Aprile 2014 06:03
di Gian Carlo Zanon
9 agosto 2013
Conoscevo già in parte il lavoro di Loretta Emiri inserito nel suo ultimo libro Amazzone in tempo reale. Lei mi aveva dato la possibilità di pubblicare alcuni capitoli, ancora da limare, che ora sono stampati sulle pagine bianche avvolte dal verde della copertina. Una copertina in cui nella foto centrale alcuni piccoli fiori rosso violacei si sottraggono all’indefinito che li avvolge.
Mentre scrivevo queste ultime parole che pochi istanti prima sorgevano dalla mente agglutinandosi in un pensiero verbale trasmissibile, ho pensato che nonostante i contatti che ho avuto finora con Loretta, da cui era anche scaturita un’intervista pubblicata su Altritaliani, non avevo ancora udito la sua voce.
Ho pensato anche ad alcune caratteristiche del suo carattere che avevo “sentito” emergere dalle parole che avevo letto sullo schermo del mio computer. Ho pensato soprattutto a un qualcosa di difficilmente definibile che si potrebbe avvicinare ad una sorta di … di … non trovo le parole; mi viene in mente però l’immagine di un indio che si muove con circospezione su un sentiero della foresta pluviale, sapendo di quella natura amica-nemica che, se vuole sopravvivere, deve saper decifrare ad ogni passo.
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Certamente non posso che condividere questo modo di muoversi nei rapporti interumani: dalla lettura dei suoi libri si capisce perfettamente quanto ha dovuto lottare contro tutto ciò che di “occidentale” è contenuto nella natura umana snaturata. E per “occidentale” intendo la percezione delirante di coloro che credono nella superiorità genetica e intellettuale del loro modello di essere umano che è bianco, cristiano e legato alla ragione utilitaristica. Loretta Emiri sa quanto un passo falso nella giungla degli affetti può ledere la sua resistenza all’inumano che per lei, che vive costantemente in trincea per fermare la distruzione della cultura indigena, è ragione di vita.
«Il contatto con gli indios brasiliani ha dato senso alla mia vita» scrive nell’introduzione del libro.
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Due parole su di lei: Loretta Emiri è nata in Umbria nel 1947. Nel 1977 si è stabilita in Roraima (Brasile) dove ha vissuto per anni con gli indios Yanomami. In seguito, organizzando corsi e incontri per maestri indigeni, ha avuto contatti con varie etnie e i loro leader. Ha pubblicato il Dicionário Yãnomamè-Português e il libro etno-fotografico Yanomami para brasileiro ver. In italiano ha scritto Amazzonia portatile, Quando le amazzoni diventano nonne, A passo di tartaruga, e ora Amazzone in tempo reale, in cui la sua poetica fa emergere le invisibili zone del reale amazzonico.
Da quasi quarant’anni l’autrice si è scelto, più o meno consapevolmente, un luogo in cui dalle sue grandi finestre aperte sulla realtà che la circonda può vedere e denunciare in autonomia intellettuale e senza protezione alcuna i crimini contro la popolazione indigena. In questi anni è sempre stata una sentinella fedele dei nativi e delle loro terre. «Per i popoli indigeni il contatto con l’uomo bianco ha significato morte fisica e culturale … » .
Il suono struggente presente nei suoi testi ha il sapore della poesia presente in Confieso que he vivido di Pablo Neruda. Lo scrivo perché, come nella autobiografia poetica di Neruda, nonostante la tensione etica presente in queste pagine non si avverte mai la rabbia che acceca, ma una visione complessa e sfaccettata che cerca di penetrare anche nel “cuore di tenebra” dell’umano.
L’autrice descrive le comunità indigene che vivono in luoghi in cui la legalità praticamente non esiste. Luoghi lontano dalla giustizia sociale – già carente nello stato brasiliano in cui a una dodicenne violentata dal padre non viene concesso l’aborto – dove il più forte e il meglio armato devasta il territorio e uccide chi gli si oppone. È chiaro che il microcosmo indigeno è il riflesso del macrocosmo dello Stato teocratico brasiliano: la Presidente Dilma Rousseff , che possiede con una visione unilaterale dello sviluppo orientata a trasformare l’Amazzonia in un polo industriale, finora si è sempre rifiutata di incontrare le rappresentanze degli indigeni che ritiene figli di un dio minore e un mero ostacolo alla sua volontà di potenza.
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Intanto, nel silenzio tombale dei media ufficiali, i nativi brasiliani occupano il Congresso e i cantieri delle dighe, lottano per la salvaguardia delle loro terre bloccando le linee ferroviarie, fanno lo sciopero della fame, si suicidano e vengono uccisi a centinaia.
Loretta dal suo solitario luogo di avvistamento dell’ingiustizia sociale ogni ora lancia con tutti i mezzi di comunicazione possibile, dai libri a Face book, continui segnali per avvertire del mostro che sta divorando il pianeta: l’inumanità.
I suoi messaggi raggiungono, grazie ai centri concentrici propagati da migliaia di suoi sconosciuti sostenitori, tutte le parti del pianeta e vanno ad alimentare la speranza rimasta, lei sola, nel vaso di Pandora.
Nell’intervista citata, chiesi a Loretta se avesse trovato in quei luoghi uno sguardo capace di dare certezza e senso alla propria esistenza. Lei rispose così:
«Ho incrociato lo sguardo con gli indios. Fino a qualche anno fa ero fisicamente a loro fianco; oggigiorno lo sono attraverso la scrittura. La rielaborazione, esplicita e voluta, della privilegiata esperienza fatta, ha lo scopo di imprimere continuità all’esperienza stessa. Sì, credo proprio di poter dire che quello sguardo l’ho trovato ed è quello degli indios brasiliani».
Ed da questo vissuto, che mostra il vero peso specifico dell’umano esistere, che nasce il libro Amazzone in Tempo Reale di Loretta Emiri.
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Scheda
Autore : Loretta Emiri
Editore: Andrea Livi Editore
Pagg: 136
Data di Pubblicazione: Maggio 2013
ISBN: 8879693131
ISBN-13: 9788879693134
Acquisto on line: http://www.libreriauniversitaria.it/amazzone-tempo-reale-emiri-loretta/libro/9788879693134
Contatti: http://lorettaemiri.blogspot.it/
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