• L’infinito faustiano di Margherita Hack

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    L’infinito di Margherita Hack – Una biografia “sull’onda dell’emozione”, di Pietro Greco.

    di Gian Carlo Zanon

    «Questo è un “libro a caldo”» scrive Pietro Greco nella pagina dei ringraziamenti della sua biografia su Margherita Hack pubblicata da L’Asino d’oro edizioni. L’autore, giornalista scientifico e studioso di comunicazione della scienza, ha scritto questo libro di getto, in poche settimane, «… sull’onda dell’emozione». Questa emozione si sente, è ben presente tra le righe del suo testo che con tocchi leggeri disegna, affettivamente, la memoria di una donna straordinaria e tenace che, come scritto nella quarta di copertina, «È riuscita nel grande compito di “umanizzare” la scienza».

    Margherita Hack, la donna delle stelle”, ci mancherà. Non trovo modo migliore per definire la sua “assenza”: lei ci manca e ci mancherà. Ci mancherà soprattutto il suo esempio di vita vissuta con un occhio rivolto alla realtà del cosmo infinito, e l’altro all’infinito esistente nell’umano.

    È questo suo modo di pensare alla parola “infinito” che contraddistingue la grande astrofisica: un “infinito” utilizzato come aggettivo, per definire qualità e contenuto di una realtà fisica/organica, e non come sostantivo metafisico. E non è una differenza di poco conto. È il discrimine che traccia una linea invalicabile tra credenza e pensiero.

    Questo suo modo di pensare l’ha portata a cercare l’arché, vale a dire il principio, l’origine, la forza primigenia che regola «l’immensità indifferente del cosmo», non attraverso dogmi che paralizzano il pensiero ma attraverso strumenti tecnologici che consentono alla mente di avvicinarsi sempre più alla verità sull’inizio dell’universo: il big bang.

    Come racconta Greco, l’ambiente familiare in cui ha vissuto Margherita Hack, è stato decisivo per sviluppare in lei la curiosità e l’inquietudine che appartengono solo a chi guarda la realtà senza filtri ideologici e religiosi. Ed è questo sguardo che le ha permesso di vedere ciò che altri non vedevano, aprendo così nuove vie alla conoscenza scientifica.

     

     Di questo suo talento naturale se ne accorgerà Daniel Chalonge, il fondatore dell’Istituto astrofisico francese, quando, nel 1953, Margherita, gli propone “sfacciatamente” un metodo di analisi del cosmo mai sperimentato: «Grande è, invero, la sua meraviglia quando Margherita torna con i risultati dei suoi studi. Chalonge non sembra credere ai suoi occhi».
    Dopo un’attenta verifica dei dati, i risultati dell’originale ricerca della neo astrofisica italiana vengono «pubblicati sugli “Annales d’Astrophysique”, una rivista tra le più importanti al mondo nel settore (…) Non c’è che dire. Con la prima ricerca indipendente all’estero, Margherita ha fatto il botto.»

     

    Da quel momento in poi il “metodo Hack” sarà costellato di successi e scoperte nel campo dell’astrofisica che porteranno la Hack, nel 1964, ad assumere, nonostante una fortissima e scorrettissima opposizione del direttore uscente, la direzione dell’Osservatorio astronomico di Trieste. Scrive l’autore della biografia che gli ci vorranno dieci anni di tenacia inaudita per «trasformare l’Osservatorio astronomico di Trieste, da una realtà piccola ed isolata che era, in un centro di rilievo internazionale».

     

    La sua spinta “faustiana”, continua ed inesausta, ha per fondamento un pensiero che si può sintetizzare nella parola “ateismo”: «Lei – scrive Greco – pensa che non ci sia un dio che si occupa di far andare avanti le cose dell’universo intero e sulla terra. E non pensa neppure che abbiamo bisogno di un dio che ci fa la morale, di qualcuno che ci dica cosa sia il bene e cosa sia il male.»

     

    Naturalmente questo pensiero non può che far scaturire un’assunzione di responsabilità individuale verso le proprie scelte, e per poter scegliere è necessaria la conoscenza più ampia possibile. È per questo motivo che Margherita non può che essere di sinistra, perché, secondo lei, la conoscenza scientifica deve raggiungere tutti, deve venire «diffusa» e per far ciò è necessaria «una democratizzazione del potere».
    «Lei è di sinistra perché ha la profonda convinzione che tutti gli uomini sono uguali» nel senso di «… dare a tutti le medesime opportunità di partenza. Poi ciascuno si realizza come crede e sa. Senza questa condizione non c’è vera libertà». Uguaglianza e libertà sono quindi le idee cardine su cui si regge il suo rapporto con il genere umano.

     Nei primi capitoli il libro di Pietro Greco mostra lo scorrere del tempo dell’astrofisica fiorentina parallelamente alle scoperte cosmologiche di quegli anni. Quando i due tempi, quello che appartiene a Margherita Hack e quello astrofisico si incontreranno, il suo “profilo di donna” (così si chiama la collana inaugurata con questo volume) si immergerà nell’universo per uscirne arricchito. Questa ricchezza, dovuta alla propria realizzazione nel mondo della ricerca astrofisica, cercherà, attraverso decine di pubblicazioni divulgative e apparizioni televisive, di dividerla con chiunque.
    Anche con i “bischeri” per i quali, come dicono i fiorentini, «… ‘un c’è paradiso».

     

    Il suo impegno politico, soprattutto negli ultimi anni, è molto denso ed è speso soprattutto per i diritti civili, nel tentativo di fermare la subalternità del mondo politico italiano al Vaticano e per contrastare il potere crescente di Berlusconi: «Il suo è un rifiuto (il rifiuto di Berlusconi di accettare i processi N.d.R.) eversivo. E la sua tendenza eversiva costituisce un cattivo esempio. È un pericolo per la democrazia perché erode nel profondo la cultura democratica del rispetto delle regole.»

     Un vero gigante a baluardo della democrazia che si rafforza sempre di più: «Il tempo scorre, – scrive l’autore nell’ultimo capitolo – ma l’intensità dell’impegno a tutto campo di Margherita non diminuisce. Anzi, pare incredibilmente che aumenti. Chissà se le sarebbe piaciuto il paragone con una supernova, che nel finale della vita brilla di più.»

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    Negli ultimi suoi giorni, non si volle sottoporre ad un intervento chirurgico molto invasivo: «Preferisco morire sorridendo» disse al giornalista Federico Taddia … e ora ci manca.

    29 novembre 2013

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