• La lettera: Francesco il papa buono, Bergoglio il gerarca cattivo

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    “Proprio a un vescovo che ha combattuto contro la chiesa dei poveri e la Teologia della liberazione si doveva affidare questo compito?”

     

    Pubblichiamo questa lettera , di Angelo Ferrarello che scrive da Varese,  sicuramente scritta di getto come reazione allergica all’elezione del papa argentino.

     

    Angelo Ferrarello

     

    Come reazione vorrei se possibile scrivere della cerimonia sicuramente coinvolgente della fumata bianca per il nuovo papa:  la piazza in attesa dell’annuncio, la semplicità dei gesti dopo un panico generale per via dei tanti tifosi divisi sul nome di Scola. C’era  l’aspettativa per un vero cambiamento almeno della pesantezza con la quale la chiesa si rapporta col mondo.

    L’uscita di scena clamorosa di benedetto XVI,  ma in particolare qualche affermazione  in sindacalese liturgico cattolico – incredibile se fatta da un papa – come quella che forse dio s’era addormentato e altre che solo gli addetti ai lavori potranno decifrare, ritrova la sua continuità di linguaggio tra il formale e il misterioso nelle prime parole di papa Francesco.

    Sembra quasi un passaggio di consegne preordinato anche se so che non è così. La scelta del nome di Francesco se non è una minaccia per un clero con il suo apparato veramente medievale potrebbe evocare un ritorno alle origini, e così via.

    Personalmente penso che la religione e la religiosità siano e debbano restare in ambito privato, nel senso della singola persona e non di una organizzazione millenaria, con radici profonde nel potere materiale prima  che spirituale. Mi considero un essere pensante e non credente, anche la parola ateo rifiuto poiché presuppone la negazione di un qualcosa, quindi implicitamente di un qualcosa già esistente.

    Non dovrebbe quindi interessarmi chi sia e da dove arriva il nuovo papa, ma sono un essere pensante e so quanto sia importate per il mondo in cui viviamo una chiesa che non sia arroccata su se stessa e contorta con le sue liturgie che rasenta pure il ridicolo coi suoi ornamenti d’oro mentre parla di fratellanza e di povertà.
    In Italia e nel mondo chi nasce in famiglia cattolica rimane battezzato non per scelta, ma la vita è un percorso ad ostacoli e spesso le persone crescono e cercano nuove spiegazioni ai perché della vita e della morte.

     

    Non mi è indifferente quindi la possibilità di una chiesa essenziale, vicina ai poveri e agli ultimi di ogni società.
    La stessa gerarchia cattolica conosce il problema e sa che la sua sopravvivenza in un mondo materializzato  e mercificato che tanti suoi figli importanti hanno contribuito a sviluppare, è legata principalmente in un certo senso alla capacità di spogliarsi di tutto, il messaggio di Francesco e di Gesù Cristo in sintesi.
    Quindi ancora una volta si accendono delle speranze tranne poi non far coincidere la teoria con la pratica.

     

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    Proprio a un vescovo che ha combattuto contro la chiesa dei poveri e la Teologia della liberazione si doveva affidare questo compito? Per spirito di autoconservazione rispetto a questa chiesa dal basso si sono appoggiati dittatori feroci come Videla e Pinochet consegnando molti sacerdoti alla morte certa.
    Sentire parole d’amore, fratellanza e umiltà uscire con modi così accattivanti da persone come Jorge Bergoglio lascia veramente perplessi.

     

     

    pinochet-wojtila

    Woytjla e Pinochet

     

    Non mi aspetto quindi novità nell’includere nella comunità cattolica omosessuali e chiunque scelga un modo personale d’amare, neanche nella difesa del principio della vita allo stadio embrionale e contemporaneamente non indignarsi  poi se questa viene calpestata ovunque,  neanche nella volontà di cambiare i comportamenti dei cristiani nei confronti di qualunque altro da sé. Non voglio
    poi entrare nei problemi della pace e della guerra, dei modelli di vita occidentali, nell’economia criminale e nella capacità distruttiva del capitalismo.

     

    Badate non si tratta dei valori annunciati ma quelli praticati che faranno la differenza. Ma aldilà delle persone che sono alla guida di questa chiesa siamo ormai al pericolo di una sua implosione e/o sopravvivenza stessa e certe cose dovranno farle per forza, con passi avanti e tanti indietro.
    Papa Francesco e non il cardinale Bergoglio avvierà comunque questo processo senza scossoni nello stile della Chiesa romana e non come quello di Gesù che scacciò i mercanti dal tempio.

    Tanto per cominciare la chiesa ufficiale saprà usare parole semplici e normali che tutti possono capire e mettere in un cassetto la ritualità di espressioni  ripetitive come in un gioco delle parole?
    Ci sono tanti cristiani che lo fanno già, che danno importanza alla chiesa come comunità di fratelli e sorelle e non come edificio materiale e surreale.

    Ma guardate intorno a voi cari cattolici? Tanti paesi del varesotto non hanno più un parroco proprio, in chiesa vanno quelli che per gli eventi della vita hanno bisogno del cerimoniale tradizionale, gli oratori sono dei parchi Robinson aperti tutto l’anno, il prete fa un mestiere come un altro.

     

    Ci sono poi quelli che salvano la chiesa di fronte alla storia e a dio (per chi crede), i tanti Francesco autentici vicini e lontani, ho grande rispetto verso quest’ultimi, unica speranza di un incontro in pace e per la pace, parafrasando la ritualità cattolica.

    Ho sentito diverse persone piacevolmente sorprese dai modi semplici di questo papa, ma si fermano qui, sono già soddisfatti solo al pensiero che c’è il papa buono (probabilmente si ammette l’esistenza di quelli cattivi o meno buoni) e che questo non influirà nella propria individualità quotidiana, è certamente rassicurante con la propria coscienza.

    17 marzo 2013

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