• L’immagine perduta

      3 commenti

    trans

     Con l’operazione cambia sesso. Poi decide di morire

    di Fabio Della Pergola

     

    Ci sono degli argomenti che stimolano una riflessione su cui però è tassativo andare con delicatezza; perché si tratta di tragedie umane molto dolorose che toccano quel limite tra psichico e fisico su cui solo con estrema attenzione si può cercare di ragionare.

     

    Ma ragionarci è comunque indispensabile perché la tragedia di un singolo contiene elementi di riflessione che possono riguardare tanti.

    Parlo del dramma esistenziale di una donna, nata Nancy, che sentendo in sé una profonda discrasia tra il suo essere fisico, femminile, ed il suo essere psichico, maschile, decise di sottoporsi ad una serie di dolorose operazioni per cambiare sesso. È una scelta che un numero limitato di persone fanno, ma che è tuttavia ormai ben noto.

     

    Generalmente, per quello che ne so (ma devo ammettere che ne so davvero poco) dopo l’operazione non si riscontrano drammi fatali. Donne diventate uomini o uomini diventate donne acquisirebbero, probabilmente dopo un certo periodo di tempo, la nuova identità, adattando la propria vita ad essa; qualcuno mi dice di vite pressoché normali, qualcuno di vite comunque sofferte e sofferenti; io non so. Quindi uso il condizionale.

     

    In ogni caso questo “adattamento” alla nuova vita nel caso di Nancy, diventata Nathan, non c’è stato. L’insopportabile scissione fra la psiche della donna che si sentiva uomo ed il suo fisico femminile di nascita non è stata risolta dall’adattamento chirurgico del fisico alla psiche.

     

     –Non si sa che cosa abbia visto Nathan nel suo nuovo corpo, ma di certo non ha visto la “cura” a quella sua scissione. Ed ha deciso di morire. L’ha potuto fare perché nel suo paese, il Belgio, l’eutanasia è legale, senza tanti distinguo. Il suo medico l’ha accompagnato alla “dolce morte” risolvendo così, drammaticamente e fatalmente, la tragedia di una vita brutalmente storta.

     

     –Le accuse alla famiglia che la maltrattava quando era bambina e i turbamenti di quando, adolescente, provava attrazione per le ragazze (cioè per il suo stesso sesso) non si sa quanto spieghino il dramma totale, assoluto, di questa donna. Ma di sicuro, anche se non lo sappiamo comprendere a fondo, i temi che propone alla riflessione sono enormi: la scissione mente/corpo, prima di tutto; poi l’omosessualità evidentemente vissuta in modo lacerante, la decisione di “curarsi” chirurgicamente con il cambio di sesso, la crisi definitiva nel rifiuto di sé, la scelta dell’eutanasia e la morte. E dietro a tutto ciò, la cultura che dice come starebbero le cose.

     

     –Troppi temi e tutti troppo profondi per poterne parlare in un semplice articolo di giornale. Ma la prima impressione che ho avuto leggendo la storia di Nancy/Nathan è che l’eutanasia praticata come “soluzione” di un caso di scissione psiche/soma non è accettabile. Non è accettabile che la medicina della mente affermi con sufficienza l’incurabilità totale di un caso manifesto di disagio (?), disturbo (?), malattia (?) psichica. Le sofferenze psichiche possono e devono essere affrontate.

     –

    ERMAFRODITO-DAVANTI

    L’ermafrodita dormiente, copia romana da originale greco del II sec.a. C.

    Non accettare il proprio corpo, nelle sue caratteristiche sessuali, pone una problematica di scissione che uno psichiatra deve poter diagnosticare ed eventualmente affrontare. Accettare l’idea di “curare” la scissione intervenendo sul corpo per modificarlo, anziché sulla psiche per modificare quella, senza perciò toccare il corpo, propone prima di ogni altra considerazione il fallimento della psichiatria che ammette implicitamente di non sapere/potere (o forse volere) curare la psiche.

     

    Massimo Fagioli, lo psichiatra di cui ho parlato in altre occasioni, espresse con molta chiarezza questo punto, durante un confronto televisivo nel 2006 – a “Le invasioni barbariche” condotto da Daria Bignardi – con una signora, nato uomo, che si era sottoposta ad un intervento chirurgico per diventare donna.

     

    In quella occasione disse “Il problema da affrontare in questi casi è la scissione (…) tra realtà mentale e realtà fisica (…) esistono delle situazioni nella quali bisogna operare: casi di ermafroditismo, casi di mancato sviluppo dei genitali (…ma) io sono convinto che l’uomo nasca con una fusione tra realtà mentale e realtà fisica, la scissione avviene dopo ed è dovuta a rapporti patologici con gli altri. Quando una persona con questo tipo di problemi va dal medico deve stabilire cosa va curato: se bisogna intervenire sul corpo, come ha fatto lei, o se va curata la mente”.

    pirandello

    La donna si trovava evidentemente bene nelle sue nuove vesti femminili e sostenne con vigore la scelta fatta e che la scissione si poteva superare operando sul corpo; ma lo psichiatra aveva ragione – e il tragico caso di Nancy/Nathan lo conferma – a dire che era la psiche a dover essere affrontata e modificata per superare la scissione e, con essa, la sofferenza del soggetto. Cosa che è possibile solo se, a priori, si reputa esistente una “fusione” originaria, perduta e da ricercare nel corso della psicoterapia, per eliminare dal soggetto la successiva scissione intervenuta a causa di “rapporti patologici con altri”.

     

    Nel caso di Nancy/Nathan si è ripetuta invece, per ben due volte (la prima nell’operazione di cambiamento di sesso e la seconda nella opzione dell’eutanasia) l’affermazione di incurabilità: prima si è affrontata la scissione tra psiche e corpo agendo sul corpo anziché sulla psiche perché, presumibilmente, come in molta psichiatria e psicanalisi contemporanea, c’era l’idea che la scissione è originaria, quindi naturale e per ciò incurabile. Per arrivare in certi casi ad affermare che sarebbe addirittura violenza intervenire per modificare lo stato di natura.

     –

    chirurghia

    Poi non si è affrontata (o si è affrontata pessimamente) la perdita di ogni speranza, quando Nathan ha drammaticamente capito di non aver affatto risolto il suo problema, che era evidentemente psichico, non fisico. 

     

    Più che vedere un corpo che “non gli piaceva” (che sembra essere la spiegazione banale di un giornalista ben poco riflessivo: se ci si ammazzasse perché il corpo “non piace” sarebbe una strage dopo l’altra) deve essere stato l’aprire gli occhi su questa verità – la scissione era ancora lì a tormentarla – il momento clou che ha portato all’orrore di una situazione senza più vie di scampo, alle “sofferenze psicologiche insopportabili”, come le ha definite poi il medico, che lo hanno portato alla drammatica scelta di morire.

     

    Fine di una storia amara di molti, molti fallimenti culturali; a causa dei quali Nancy è morta. Prima nella psiche e poi anche nel corpo.

    Pubblicato da AgoraVox il 3 ottobre 2013

    • Un articolo molto bello, chiaro e decisamente espressione di una sensibilità nuova che si oppone a questo mondo culturale ormai ridotto a niente. Grazie Gian Carlo, leggo sempre con interesse quello inserisci nel tuo sito. UAK

      • Grazie Claudio, Fabio Della Pergola, grande e rigoroso filologo, ci ha fatto veramente un regalo con questi suoi articoli. Se clicchi sul suo nome che sta sotto il titolo vai direttamente sul suo sito che è un tesoro di informazioni sulla storia delle religioni e altro.

        Gian Carlo

    • …molto bello e quindi …”ricevibile”! …anche io piangevo davanti allo specchio, ma non perchè “lo specchio non rispecchiava più la mia immagine”: …ero io! … ero io che non mi riconoscevo più, cioè non ero più recettivo… …sogni che mi “spaventavano” in verità… erano “immagini profonde”, che ero riuscito a cogliere della mia “realtà latente”, non sentivo più la mia “immagine” e l’avevo, in qualche modo… recuperata (Addormentarsi e sognare… intervista a Massimo Fagioli!)!

    Scrivi un commento