Lasciare che sia,
entrare in allerta.
Sotterranea inquietudine di pelle suggerita dal tuo volto.
Restare sulla sponda di un fiume e nei pressi del ponte
dove ammiccano soli dispersi
sulla cresta perlata delle onde,
forse campi a noi sconosciuti
in cui aratori sono i gabbiani.
Costruire per diletto,
dimenticare un pagamento.
Dimenticare le cose
e fare che sia mattina dietro ogni angolo d’ombra.
Sentire sull’uscio l’incedere di un nuovo proposito,
trovare nella polvere vecchia di un libro
il filo che tesse una memoria.
Poi salutare il pomeriggio,
anche solo mordendo un’arancia.
E ancora abbandonare la veglia
senza vergogna e senza spavento.
Senza vergogna e senza spavento
accompagni la mia giornata,
ma non si vede e non si sa
di questa nudità che mi pervade
quando il tuo pensiero mi abbraccia le spalle.
Lascia che sia,
entra in allerta.
Enrica Carbone
12 Agosto 2014 @ 20:35
Fantastica!