• La voce della realtà

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    Pago il mio debito con l’immateriale realtà nominandola. La chiamo a me con gergo di strada e suoni familiari condividendone il senso. La sua natura ombrosa mi sfugge e la inseguo calcandone le orme dimenticate sulla carta che odora d’inchiostro da stampa.
    Lei, insaziabile, vive e rinasce al suono della voce, nello scricchiolio del lapis, nel battere rumoroso dell’attempata Remington e in quello, quasi silente, della tastiera elettronica.

    A volte mi appare in forme verbali sul desktop del tablet e si affligge se con urgenza la costringo in parole mozzate. Si eccita se, con rare espressioni, varco la soglia della sua invisibile natura e mi guarda stranita quando inutilmente la cerco in luoghi deserti e oltre quei guadi che marcano i confini del senso.
    A volte la disegno evocandone i misteri con parole dal sapore esotico … e la vezzeggio con aggettivi meticci rubati nei porti d’oriente, nei suk di medine moresche o nei barrios del sud-continente amerindo … risplende nelle notti insonni in cui la corteggio tracciando linee che aprono le infinite stanze dalla sua incostante dimora …

    G.C.Z – dal Diario del 26 novembre 2015 – ore 05.00

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