• Scandali vaticani, ovvero: “Corvo rosso non avrai il mio scalpo”

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    di Giulia De Baudi

    Molti lettori … qualche lettore si ricorderà il bellissimo film western Corvo rosso non avrai il mio scalpo diretto da Sydney Pollack. Beh, non è esattamente di quella pellicola che vorrei parlarvi. Vorrei parlarvi di quel finimondo che sta succedendo nello Stato nostro associato dal 1929 in quella alleanza che potremmo definire Patto occulto per il controllo delle menti, meglio conosciuta come Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica.

    In questi giorni i giornalisti si sono accorti improvvisamente che l’odore nauseabondo che spira da circa centocinquant’anni dall’altra parte del Tevere non era dovuto alla discarica di Malagrotta ma alla “Nuova Babele”. In questo modo il pastore tedesco Ratzinger ha definito lo status quo: «Assistiamo a fatti quotidiani in cui ci zembra che gli uomini stiano difentanto più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi» afferma un Ratzinger che a me appare messo maluccio. Poi il tedesco di cermania  prosegue con quell’accento che noi italiani conosciamo solo per aver visto molti film sulla seconda guerra mondiale  – «Stiamo rififento la stessa esperienza di Babele (…) Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a tifentare perfino pericolosi l’uno per l’altro? Ritorniamo allora alla domanda iniziale: può esserci feramente unità, concordia? E come?». Come? E a noi lo chiedi?

    Chiaramente, come ora dicono i giornalisti svegliatisi da un letargo millenario, queste parole sono riferite agli uomini di potere vaticani che hanno tenuto sotto controllo le menti dei credenti e dei non credenti per1700 anni … e mai notati da nessuno. Eppure la storia ci racconta che la storia del cristianesimo è una storia criminale. Eppure la storia ci racconta che all’interno della Chiesa cattolica è successo di tutto: pedofilia, assassinii, lotte di potere, torture, genocidi. Nella chiesa cattolica non c’è un’infamia, passata e presente,  che non abbia trovato il modo di accrescere la propria distruttività. Basti pensare ai 30.000 desaparecidos argentini  voluti dalla Chiesa cattolica argentina appoggiata dal Vaticano, e al milione di morti del genocidio rwandese nel quale la Chiesa di Roma ha gravi responsabilità, avendo fomentato per anni l’odio razziale fra Hutu e Tutsi. In quell’occasione molti preti cattolici parteciparono attivamente al massacro dei Tutsi e degli Hutu moderati, compresi circa 200 religiosi cattolici. I parroci cattolici convinti di combattere il diavolo, di solito attiravano i fedeli nelle chiese perché le squadre della morte, gli Interhamwe, potessero bruciarli vivi, mitragliarli o affettarli con i machete. Nel luglio del 1994, quando le truppe del Front Patriotique Rwandais entrano a Kigali mettendo fine ai massacri, la chiesa cattolica comincia a organizzare una vasta rete per permettere ai suoi membri assassini di sfuggire alla giustizia internazionale. La questione che diventerà pubblica solamente nell’aprile del 2001, in Italia, grazie a i nostri zelanti giornalisti è praticamente sconosciuta.

     

     

    immagini del genocio in Rwanda

     

     

    E non pensate che le cose stiano cambiando: i media parlano di corvi maggiordomi, di maggiordomi spie, di spie porporate, di porporati assetati di potere, di potere in mano ai clerici, ecc. solo ed esclusivamente per distogliere l’attenzione dai fatti veramente importanti come quello della sparizione di Emanuela Orlandi.

    Persino Gian Franco Svidercoschi, ex vicedirettore dell’Osservatore Romano è diventato un anticlericale. In un’intervista a L’Unità ha affermato. «Il vero problema è la clericalizzazione della Chiesa. È il ritorno di un male antico: il dominio dei chierici».

     

     

    E io modestamente penso: “Ecchisenefrega di ‘ste cazzate!” Chissenefrega dei corvi neri che vogliono togliere di mezzo i corvi rossi; Chissenefrega dei maggiordomi, di documenti rubati, del presidente sfiduciato dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, che non ci sta ad essere incaprettato e sacrificato per la  ‘purificazione’ delle finanze vaticane.

    A noi i giornalisti italiani ci devono dire perché l’Italia è di fatto una diocesi del Vaticano; ci debbono dire perché si permette alle antenne vaticane di assassinare i bambini;  ci debbono dire perché padroni e servi delle televisioni e dei giornali non parlano delle Linee guida sulla pedofilia che impediscono a vescovi e cardinali di denunciare i criminali pedofili nascosti nelle sacrestie; ci devono dire perché viene impedita la conoscenza degli anticoncezionali e perché, mentre dilaga l’HIV la Chiesa cerca in tutti i modi di proibire i preservativi; ci debbono dire perché il capo del governo all’indomani della nomina va a salutare il papa all’aeroporto; ci debbono dire perché in tema di fecondazione costringono la nostra legislazione ad uniformarsi ai deliri religiosi di chi crede che esista un dio tanto preciso che al momento dell’unione tra ovulo e spermatozoo immediatamente inserisce l’anima facendo diventare magicamente un ammasso di cellule indifferenziate una persona con tanto di diritti legali.

    Questi giornalisti che raccontano tutte queste leggende metropolitane dove il maggiordomo rubacchia segreti e li vende al miglior offerente, non fanno altro che alzare un polverone che nasconda i miliardi che anche quest’anno si danno al Vaticano per comprare le babbucce e la cresta rossa papale. Invece di insorgere e dire basta, la televisione di stato continua a mandare gli spot pubblicitari dove attori vestiti da preti buoni vestono dei  poveracci  che in realtà sono attori ben pagati.

    L’ultima ciliegina viene da un signore che si veste da laico ma che crede nel male assoluto: secondo Corrado Augias, tanto per non fare nomi, la vera causa di ciò che sta accadendo sotto la cupola di Michelangelo è il demonio: «Più volte il fumo di Satana si è infiltrato nelle stanze più sacre dei sacri palazzi, come ebbe a lamentare Paolo VI».

    Insomma la solita commedia all’italiana con tanto di papa in babbucce rosse che gioca con padre George, armato di lancia apachi, a indiani e cowboy facendosi inseguire nei corridoi vaticani e strillando istericamente “ Maletetto Corfo rosso tu non afrai mio scalpo, ja”.

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