• Morti di serie A e morti di terza categoria

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    suzanne-valadon-e-maurice-valadon - Copia

    di Giulia De Baudi

     

    In questi giorni ho trovato su face book questa frase «Perché se muore un calciatore si blocca tutto, invece se muore un operaio sul posto di lavoro tutto continua come se non fosse successo niente?» Naturalmente l’epigrafe si riferiva al blocco del campionato in seguito alla morte di Piermario Morosini morto per un malore in campo qualche giorno fa.

    Come si potrebbe definire questa frase? Cinica? Inadeguata? Demagogica?

     

    Da qualsiasi punto di vista osservi questa frase, la trovo lapidaria. Nel senso che non lascia scampo. È  impossibile opporvisi, si farebbe la figura di chi ancora, in età avanzata, crede nella verginità della Madonna o che la cosiddetta anima degli esseri umani viene ‘insufflata’ dal dio monoteista nell’istante dell’incontro tra ovulo e spermatozoo … non ci crede più neppure Vito Mancuso che è un credente della madonna … nel senso che è sempre stato un credente devoto … ma non uno stupido. Certo magari ci dovrebbe spiegare da dove ha preso st’idea dello spirito solidificato che poi si libera e diventa «energia allo stato puro come avviene nell’intelligenza e nella creatività» Bah … francamente!

     

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    Come si diceva, da qualsiasi parte si osservi questa frase non la si può contestare. Non la si può contestare anche perché ha più senso di qualsiasi tiritera su questi ‘eroi’ sportivi che, malauguratamente, muoiono sotto i nostri occhi. Quelli che vediamo morire, perché tutte le televisioni del pianeta cinicamente ce li fanno vedere da diversi angolazioni mentre stanno spirando, sono esseri umani esattamente come gli operai che ogni giorno muoiono senza che nessuno li noti.

     

    Possiamo forse pensare, non conoscendo personalmente le persone decedute, che Morosini fosse un essere umano migliore dell’operaio morto sotto un escavatore in Valtellina  – località Prati Maslino  – pochi giorni fa? La risposta è certamente NO. E allora perché ad uno sconosciuto calciatore  – sconosciuto perché pochi erano a conoscenza dell’esistenza di un ragazzo chiamato Piermario Morosini fino a che non è morto in quel modo –  si dà tanto spazio mediatico e all’operaio, anch’egli sconosciuto, no? Perché nessuno mai, giustamente, penserebbe di pubblicare un articolo dal titolo “Giovane giocatore di pallone muore sul campo di calcio” senza chiamarlo per nome e cognome, ed invece si scrive ingiustamente “Operaio cade dal palazzo in costruzione” senza dargli un nome?

    Perché l’essere umano che muore nel cantiere non ha diritto nemmeno ad un nome mentre un giocatore di pallone che muore in quel modo si? Provate a fare una ricerca su Google scrivendo “operaio morto”. Non troverete neppure un nome accanto ad un operaio morto sul posto di lavoro. E Piermario Morosini, fino a prova contraria, non è morto mentre sorvolava l’Olimpo, è morto sul posto di lavoro! Mario Rossi che faceva il carpentiere non esiste; Piermario Morosini che faceva il calciatore non solo esiste ma da giorni campeggia, neanche fosse un salvatore della Patria, su tutti i media. Mi dispiace doverne parlare così, mi spiace soprattutto per chi amava veramente questo ragazzo, ma non trovo altro modo per spiegare questa assurdità.

    Quindi per i giornalisti tutti Piermario Morosini era un essere umano di serie A e l’operaio senza nome era un essere umano di terza categoria, che nel calcio è il decimo e ultimo livello.

    Poi qualcuno mi dovrebbe spiegare perché sulla morte di Morosini sta indagando addirittura la Digos mentre per l’ignoto operaio ecchissenefrega!

     

    Qualcun’altro mi dovrebbe anche spiegare perché dal Presidente del Consiglio in giù tutti hanno espresso il loro finto cordoglio? Finto cordoglio perché, a parte chi lo amava perché aveva avuto un rapporto con lui, per gli altri era uno sconosciuto inesistente … qui  o c’è sotto un non so che di necrofilo che si palesa  queste espressioni di lutto patologico, o queste esibizioni di cordoglio sono solo aria fritta.

     

    Brecht disse «Felice il paese che non ha bisogno di eroi»  Non sono molto d’accordo. Direi che felice semmai è quel paese che non ha bisogno di falsi eroi e di falsi miti come Maradona trovato più volte dopato il quale con la mano de dios segnò un gol non da calciatore onesto ma da pallavolista disonesto;  non si ha bisogno neppure di ‘eroi’ come Pantani escluso nel ’99 dal Giro d’Italia perché dopato e morto per overdose, ecc. ecc. ecc..

    Sono questi gli eroi di riferimento della nostra bella gioventù? E i medici che salvano migliaia di vite ogni giorno? E  i ricercatori che cercano di liberare il genere umano dalle patologie? Anche quelli fanno parte della terza categoria?

     

    A questo punto è lecito pensare che la “percezione della realtà”, a cui vogliono costringere coloro che si occupano di giornalismo, in realtà non sia una percezione ma è una “visione delirante indotta”.

     

    È anche lecito pensare che il cittadino medio che accetta supinamente queste menzogne non solo non possiede abbastanza vitalità per contrapporre un rifiuto netto a questo massacro culturale, ma è anche un complice disonesto. Ed è anche lecito pensare che l’alienazione religiosa non si esplica soltanto in prossimità delle forme religiose in senso stretto ma anche in tutti gli ambiti in cui un essere umano che si ‘realizza’ per la morte e la sconfitta dell’altro, viene messo sugli altari e adorato come un eroe. E l’alienazione religiosa non è realtà umana, è patologia.

     

    8 aprile 2013

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