• S.O.S. razzismo

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    Jewish Pogrom Odessa 1905

     

    Il razzismo mai curato


    Diversa Mente

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    di Flore Murard-Yovanovitch

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    Nel Parlamento dell’Ungheria, è stato pronunciato questa frase: “E’ ora di censire gli ebrei viventi nel nostro paese”; da Márton Gyöngyösi, numero due di Jobbik, il partito neonazista, ormai terza forza politica del paese. Una schedatura antisemita, nel cuore dell’Europa. La notizia dovrebbe fare rabbrividire. E se pure ieri ci sia stata una manifestazione a Budapest di 100.000 persone contro i rigurgiti antisemiti,  prosegue in realtà l’avanzata dei neonazisti dall’Ungheria alla Grecia; e, ovunque in Europa, partiti d’estrema destra conquistano l’elettorato. In Italia, un’Alba Dorata italiana si presenterà alle elezioni regionali in Lombardia, poco dopo l’aggressione di Forza Nuova a Pontedera contro bimbi nati in Italia da genitori stranieri in procinto di ricevere la cittadinanza italiana e le ripetute aggressioni fasciste nelle scuole italiane. E’ ora di aprire un’urgente riflessione al livello europeo sull’estrema destra razzista e le sue radici culturali: un’indagine sul pensiero occidentale. Urgente, infatti, ribaltare l’opinione comune che crisi e politiche di austerità sarebbero i soli fattori decisivi dell’espansione del consenso dei movimenti neofascisti in’Europa; come l’assunto assai divulgato stando al quale il nazismo sarebbe un mostro del passato, superato e non riproponibile oggi.

    In realtà, un orizzonte culturale di nuovo “razzializzato” sta risorgendo sul continente con forme parossistiche e altre più invisibili: raid anti-immigrati, pogrom anti-rom, neo-lager Cie; naufragi ripetuti di migranti nell’anestesia generale. Un disumano serpeggia; una psicosi anti-migranti, anti-diversi, che è forse solo la punta dell’iceberg di una più latente malattia psichica europea: della bomba psicotica a orologeria della “falsa coscienza” – di cui sappiamo dalla storia recente, nelle sue due esplosioni di massa, nazismo e stalinismo – quanto essa possa rivelarsi distruttiva e tutt’oggi costituire una minaccia. Solo un’indagine sul latente nascosto nelle pieghe della crisi – non solo materiale, ma in primis antropologica – può permettere di scoprire nella psiche collettiva (se tale esiste), la dimensione di malattia mentale (alla radice del fascismo).

    Josef Gabel, sulla scia di György Lukács, aveva già genialmente interpretato il razzismo come “reificazione dell’altro”. Oggi bisognerebbe scoprire anche che alla radice di quel pensiero che annulla il diverso e fa fuori ogni dialettica reale tra identità diverse, c’è l’intera storia della cultura occidentale, dal Logos greco alla religione cristiana, passando per il contributo decisivo del pensiero di Heidegger alla genesi del nazismo. Più grave ancora, l’ideologia nazi-fascista è stata analizzata e interpretata parzialmente da carenti teorie freudiane; mentre si può capire solo da un’indagine sul non cosciente invisibile, in particolare dalla “pulsione di annullamento” scoperta dallo psichiatra Massimo Fagioli, che annulla la realtà umana dell’altro e lo fa “sparire”, come se non fosse mai esistito. La xenofobia riemerge oggi perché non è mai stata capita dalla cultura dominante come percezione delirante, nella sua radice pulsionale.

    La responsabilità della sinistra-neomarxista è tanta, per aver avuto e avere a tutt’oggi il terrore – (ed è grave che il dibattito delle Primarie del Pd abbia taciuto sul clima attuale xenofobo) – di guardare alla realtà non materiale dell’essere umano, senza coscienza: all’uguaglianza (psichica) tra esseri umani data dalla nascita, unico fondamento per poter approcciare la questione immigrazione.

    Oggi non servono più lacrime di coccodrillo e dichiarazioni dei politici a fatto compiuto: è necessario anticipare e curare. In primis “vedere”. Nonostante il rispetto assoluto per il fondamentale antifascismo politico, esso non è forse più adatto ad affrontare da solo la nuova violenza in una società diversa, ultraspettacolare e disgregata, con forme mentis reificate, dove è improbabile che si alzino oggi schiere di partigiani digitali. L’antifascismo nuovo, questa volta e in questa delicata fase storica, deve attrezzarsi di nuovi strumenti di conoscenza, andare più a fondo, iniziare una ricerca nuova sulla realtà umana senza coscienza: aver “il coraggio di guardare l’irrazionale umano” (Fagioli, Left 2008, L’Asino d’oro).

    3 dicembre 2012

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    Pogrom è un termine storico di derivazione russa (погром, pronuncia: /pɐ’grom/, che significa letteralmente “devastazione”), con cui vengono indicate le sommosse popolari antisemite, e i conseguenti massacri e saccheggi, avvenute in Russia al tempo degli Zar, tra il 1881 e il 1921, con il consenso – se non con l’appoggio – delle autorità.

    In senso più ampio, il termine viene utilizzato in riferimento a tutti gli episodi di violenza, danno materiale e spesso strage, contro gli Ebrei lungo la storia. In questo senso, il primo pogrom contro il popolo ebraico potrebbe essere quello compiuto nel 38 d.C. ad Alessandria d’Egitto. In senso ancora più ampio e spesso decontestualizzato, si è parlato di pogrom anche come sinonimo di qualsiasi “persecuzione sanguinosa di una minoranza”.

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