• Simulacri ed ombre

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    «Sed de ti que me acosa en las noches hambrientas.» Pablo Neruda

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    Nell’isola sottratta alla stupidità del mondo, era ieri, hai chiesto della mia “ansia”. Così hai detto, chiamando “ansia” quel mio tremore di fronte a ciò che solo ora so, è, o può esser un’assenza… ma che può esser anche una mia paura inconsistente e folle.

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    La notte mi ha visto insonne e il bacio lontano del mattino mi ha soccorso, dicendomi di te. Di te, di me, di noi… dell’ombra spuntata all’improvviso, così … e così velocemente estinta.

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    Ora pensavo all’ansia, quell’ente dalla natura oscura che medici sapienti, che tutto san del corpo ma che dell’invisibile, anche alla forte lente, non sanno niente, credon di curar con chimica ansioliotica … e altri con la ragione e con la religione. La religione che “anima eterna ” chiama la “cosa” impercettibile e silente ove dimorerebbe l’ansia.

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    Cos’è dunque l’ansia? Come diceva Galeno, e prima Ippocrate, un umore? Ovvero un fluido del corpo che ha scelto di deviare il corso suo, inscritto in un “destino organico”, scompigliando l’esistenza umana? Oppure un fallo della ragione che domina, dicono, l’organo e il cervello? Oppure, ancora, la man di un dio che serra le sue dita nel grembo del peccatore per ricordare al da lui creato l’original peccato? È tutto questo che passa la cultura? È poca roba assai! Credenze da pitocchi! Dai su scegliete, seguendo il comun pensiero che più vi corrisponde. Io? Io no, ho altro.

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    Pensavo all’ansia, che toglie padronanza a quel spaurito cuore che vuole accanto a sé  “l’oggetto amato” … che a volte è solo oggetto , o meglio “simulacro”. Un simulacro dal contenuto assente che, appunto, simula realtà d’affetti che non ci sono, o non ci sono ancora, o han preso una vacanza e che torneranno presto a dimorar negli occhi … così si spera.

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    Riprendere il dominio, creando nella mente il vuoto, cioè atarassia e ordine nel corpo che sempre si ribella e prima o poi mi chiederà mercé, sperando di far perire l’ansia? No, non è cosa che fa per me. Meglio affrontare l’ombra – vampiro che rosicchia la linfa della mente – incendiandola di luce, bruciandomi le dita … e forse il cuore.

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    G.C.Z. – 9 febbraio 2017

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