• Parricidio/matricidio a Pontelangorino/Ferrara – Il motivo dell’efferato delitto? La “perdita della trebisonda” e la mancanza delle parrocchie!

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    NATURAL BORN KILLERS, Juliette Lewis, Woody Harrelson, 1994

    di Giulia De Baudi

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    Forse quando Massimo D’orzi, traendo spunto dal duplice delitto, da parte di due adolescenti, di una donna e un bambino, decise di titolare il suo romanzo Tempo imperfetto, pensava a questi tempi di “perfetta confusione” in cui psichiatri coccolati dagli imbonitori mediatici possono sparare stupidaggini a raffica senza curarsi né del senso né del significato delle loro esternazioni deliranti.

    E così uno psichiatra grande frequentatore di sonnolenti talkshow teleguidati da puntiformi presentatori in odore di parentela mussoliniana, può candidamente permettersi  di definire la causa del duplice omicidio di Pontelangorino,“perdita della trebisonda”.

    «Ciò che colpisce in questa vicenda, – spiega lo psichiatra Paolo Crepet sono due cose: l’incapacità di reggere la frustrazione da parte di una generazione abituata sempre e soltanto ai sì e che al primo no perde la trebisonda. E il ruolo dell’amico che partecipa al massacro di persone che neanche conosceva e che probabilmente non aveva motivo per uccidere. È spaventoso, siamo al deserto educativo totale». Perdita della trebisonda” dev’essere il nome di una nuova sindrome apparsa nel DSM IV,  la nuovissima bibbia della psichiatria organicista americana. Una domanda sale ad angosciarmi: ma se a questi due adolescenti gli fosse girata la “ciribiricoccola”, un raptus aggressivo scoperto recentemente, cosa sarebbe accaduto? 

    Quando si prova a parlare, no, non di malattia mentale, ci mancherebbe, ma di “disagio”, Crepet scantona addossando la colpa alla scuola, alla mancanza di parrocchie e oratori, «non credo che il giovanotto frequentasse l’oratorio, magari l’avesse fatto!». Poi la causa scatenante è  la Play Station che come tutti sanno è generatrice di violenza, e l’iperuranio digitale che «ha aumentato questo disagio, ha acuito questo vuoto».

    Queste sono le mirabolanti diagnosi di uno psichiatra che dovrebbe essere in grado di dare un nome alla malattia mentale.

    Non andiamo meglio sul fronte parentale: per il padre di Manuel, il ragazzo che ha aiutato l’amico a massacrare i genitori, la causa è la droga:  «Mio figlio è un ragazzo buono, ma è un debole. Secondo me erano sconvolti da qualche sostanza. Erano drogati. In carcere era disperato. Mi ha chiesto un pacchetto di sigarette. Gli ho detto che io e sua mamma gli staremo sempre vicini, anche se quello che ha fatto è troppo grande, troppo…» effettivamente, forse, è un po’ troppo!!!!

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    Questo ennesimo delitto è solo l’ultimo di una serie in cui giovanissimi assassini uccidono i propri genitori. Da Ferdinando Carretta che il 4 agosto 1989 uccise nella sua casa di Parma a colpi di pistola entrambi i genitori e il fratello Nicola, a Erika De Nardo, che 21 febbraio 2001 insieme al fidanzatino Mauro Favaro, uccisero la madre di lei, Susanna Cassini, 41 anni e il fratello Gianluca De Nardo, appena 11 anni, nella villetta di famiglia a Novi Ligure in provincia di Alessandria con quasi ceto coltellate, è un susseguirsi di delitti la cui causa è da ricercare in quella malattia mentale che nessuno osa nominare né tantomeno indagare.

    Meglio lasciare nella confusione migliaia di giovani dicendo loro che nello loro viscere alberga il Male con la M maiuscola o l’animale che si deve tenere a bada con la ragione, sempre pronti a concretizzarsi se non si frequenta l’oratorio e se non ci si identifica col padre violento ma gran lavoratore, puttaniere ma marito affettuoso, cacciatore ma ambientalista … insomma con un genitore ben scisso nel pensiero come tutti i padri che si rispettino che, se si salverà dall’eccidio, sarà sempre al vostro fianco senza chiedersi perché i figli  si ammalino mentalmente.

    12 gennaio 2017

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