• Loretta Emiri – Lo spirito di Ângelo Kretã Kaingang aleggia ancora sul Rio Grande do Sul

      0 commenti

    KAINGANG *

    Loretta Emiri **

     –

    Nella lingua yãnomamè la parola wayãmu designa un canto specifico, un dialogo cerimoniale. Questo dialogo si svolge tra un invitato e un membro della comunità organizzatrice durante la prima notte della festa. Le coppie si alternano fino all’alba al centro della maloca e, attraverso i loro canti, realizzano un animato e particolareggiato scambio di notizie. Scelsi il nome Wayãmu per il bollettino che volevo fosse strumento di intensa comunicazione tra i maestri indigeni, le loro comunità,  gli alleati e gli specialisti in educazione indigena.

    Ultimata la divulgazione del secondo numero, in cui si diceva che gli indios dello stato di Roraima rivendicavano l’implementazione di corsi di abilitazione al magistero, ricevetti una telefonata dall’altro capo del continente brasiliano; mi invitavano a partecipare ad una riunione di preparazione  del “Corso di Abilitazione al Magistero per Maestri Kaingang”.

    Con gioia accolsi la proposta e, per contenere le spese, suggerii di concretizzarla in concomitanza di un viaggio già programmato che mi avrebbe avvicinata di molto al luogo dove la riunione si sarebbe svolta. Scendendo dall’aereo a Chapecó, trovai ad attendermi un kaingang e il missionario luterano che mi aveva telefonato. Proseguimmo il viaggio in auto. Dopo circa due ore raggiungemmo la cittadina chiamata Frederico Westphalen. Effettuando tappe intermedie, dall’estremo nord del Brasile ero giunta nello stato più a sud, il Rio Grande do Sul. Il freddo umido mi prese alla sprovvista. Mi imprestarono un poncho,  che mi fece sentire a mio agio e materializzò il calore dell’accoglienza riservatami dalle  venticinque persone convenute alla riunione, la maggior parte delle quali erano maestri e leader kaingang.

     –

    Durante i due giorni dell’incontro piovve ininterrottamente e mancò l’energia elettrica. Dell’edificio che ci ospitava mi è rimasto dentro un ricordo polveroso, l’odore della muffa che vi aleggiava sovrano, l’immagine di pareti e pavimenti trasudanti umidità. Non ricordo in che contesto impiegai la parola “anima”. Uno degli indios mi fece notare di averla usata in modo improprio. Dal momento che la loro religione vanta molti spiriti, sostenne che un termine intimamente legato al concetto di un solo dio non poteva essere applicato ai kaingang. Obiezione e argomentazione vennero formulate in modo così schietto e diretto che sentii di essere stata raggiunta da una rivelazione.

     –

    Ângelo Kretã Kaingang era morto tredici anni prima del mio arrivo nel Rio Grande do Sul. Aveva capeggiato la lotta dei kaingang e guarani per il recupero di terre e pinete. Aveva avuto un ruolo fondamentale nella ribellione degli indigeni di Rio das Cobras e Nonoai, conclusasi con l’espulsione degli invasori che da trent’anni occupavano quelle aree. Tentarono di corromperlo. Non essendosi venduto, cominciò a ricevere minacce che, sapeva bene, un giorno o l’altro avrebbero potuto concretizzarsi. Morì sette giorni dopo un attentato definito “incidente automobilistico”. Mi si è stampata dentro una foto in cui appare seduto su  una sedia, con i piedi scalzi, lo chimarrão fra le mani, con baffi e lunghi capelli; un bell’uomo dallo sguardo magnetico, nel pieno della sua vitalità.

    Essendo stato colonizzato eminentemente da italiani, avrebbe potuto essere interessante conoscere qualche scorcio del Rio Grande do Sul. A causa del maltempo, decisi di ripartire appena concluso l’incontro. Nel cuore della notte presi il pullman per Curitiba, prima tappa del viaggio di ritorno. Durante le undici ore del percorso mi fecero compagnia i ricordi ancora umidi dell’esperienza appena vissuta; ricordi che rivisitai e asciugai con cura prima di sistemarli vicino allo spirito di Ângelo Kretã Kaingang, già al caldo e al sicuro dentro di me.

    Glossario

    Maloca: grande casa comunitaria o villaggio indigeno. Chimarrão: zucchetta con mate.

     

    * Il brano “Kaingang” è uno dei capitoli del libro Amazzone in tempo reale.

    ** Loretta Emiri è nata in Umbria nel 1947. Nel 1977 si è stabilita in Roraima (Brasile) dove ha vissuto per anni con gli indios Yanomami. In seguito, organizzando corsi e incontri per maestri indigeni, ha avuto contatti con varie etnie e i loro leader. Ha pubblicato il Dicionário Yãnomamè-Português, il libro etno-fotografico Yanomami para brasileiro ver, la raccolta poetica Mulher entre três culturas, i libri di racconti Amazzonia portatile, Amazzone in tempo reale (premio speciale della giuria per la Saggistica, del Premio Franz Kafka Italia 2013) e A passo di tartaruga – Storie di una latinoamericana per scelta, il romanzo breve Quando le amazzoni diventano nonne. È anche autrice dell’inedito Romanzo indigenista, mentre del libro Se si riesce a sopravvivere a questa guerra non si muore più, anch’esso inedito, è la curatrice. Suoi testi appaiono in blogs e riviste on-line, tra cui Sagarana, AMAZZONIA – fratelli indios, La macchina sognante, Fili d’aquilone, El ghibli, I giorni e le notti, La bottega del Barbieri, Pressenza, Euterpe.

    copertina-livi-4-1

    Per acquisti: loretta.emiri@alice.it

    Scrivi un commento