• Papa Francesco dice che non si devono tollerare gli abusi sui minori … quando Bergoglio era primate d’Argentina non solo tollerava, ma proteggeva i preti pedofili

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    Young woman

    di Giulia De Baudi

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    Il Papa dei cattolici il primo maggio ha detto. «La pedofilia è una tragedia, non dobbiamo tollerare gli abusi sui minori, dobbiamo difendere i minori e punire severamente coloro che commettono gli abusi». Queste sono le parole pronunciate da Francesco il papa dei cattolici e tutti i giornali ne hanno parlato lodandolo per il suo impegno contro la pedofilia.

     

    Parole che però dette da chi in qualità di vescovo si è prodigato nella difesa dei preti pedofili non hanno senso. Parole che non hanno senso se dette da chi, mentre nella provincia di Buenos Aires c’erano centinaia di abusi di minori, negava persino che potesse esistere un problema pedofilia nel clero argentino.

     

    In Sobre el cielo y la tierra, un libro che fu pubblicato nel 2010 e che consiste in una serie de conversazioni sopra diversi temi con il rabbino argentino Abraham Skorka, Bergoglio diede a intendere che il problema degli abusi sessuali non esisteva nella sua diocesi:

     

    «Nella diocesi non mi è mai successo. Però un vescovo mi chiamò una volta al telefono per domandarmi che avrebbe dovuto fare in una situazione del genere  e io gli dissi che avrebbe dovuto togliere le licenze, di non permettere di esercitare il sacerdozio, e che avrebbe dovuto chiedere un giudizio canonico nel tribunale corrispondente a quella diocesi».

    Quindi, oltre a negare l’esistenza della pedofilia ecclesiastica nella diocesi di Buenos Aires, nessun accenno di una denuncia alle autorità civili.

     

    Eppure nel marzo del 2014 vi furono delle denunce ben circostanziate (leggi qui) ( e qui) e mai contestate che parlavano di ciò che fece Bergoglio a proposito della pedofilia clericale quando era arcivescovo di Buenos Aires. «Il quadro che emerge – si legge – è sconcertante: sostanzialmente, mentre i vescovi statunitensi ed europei affrontavano lo scandalo, Bergoglio, pur in analogo contesto, sarebbe rimasto in silenzio. “Non ha pubblicato documenti, non ha fatto nomi né tenuto registri dei preti accusati, non ha elaborato una politica di gestione degli abusi, nemmeno ha pronunciato una parola di scuse nei confronti delle vittime”.»

    Su Rete L’Abuso Onlus Associazione italiana vittime di preti pedofilia vi è scritto  «vi è la prova che Bergoglio», presidente dei vescovi argentini, «deliberatamente o inconsapevolmente, ha frenato le vittime intenzionate a denunciare e a perseguire i loro aggressori». Vittime che, riporta il gruppo, «affermano di aver cercato, invano, l’aiuto del cardinale», secondo quanto riportato dal Wall Street Journal (8/4/13), inoltre afferma che, stando a un portavoce della diocesi di Buenos Aires, Bergoglio avrebbe «rifiutato di incontrare le vittime».

     

    Ma c’è di più. Secondo BishopAccountability : nonostante don Julio César Grassi fosse stato già condannato nel 2009 per molestie su un minore, Bergoglio in qualità di vescovo di Buenos Aires commissionò uno studio riservato per convincere i giudici della Corte suprema argentina dell’innocenza del religioso. Tale intervento è ritenuto il motivo per il quale Grassi restò in libertà per quattro anni dopo la sua condanna. Grassi poi venne incarcerato nel settembre 2013.

     

    Qualcuno ora mi dovrebbe spiegare come mettere insieme queste due aspetti di Bergoglio / Francesco che si contraddicono vistosamente.

     

    Inoltre se veramente Mario Jorge Bergoglio volesse combattere la pedofilia dovrebbe almeno ordinare ai vescovi di denunciare alle autorità giudiziarie i casi di abuso di cui vengono a conoscenza. Ma prima ancora eliminare le norme vergate nelle LINEE GUIDA  PER  I  CASI  DI ABUSO SESSUALE  NEI CONFRONTI DI MINORI  DA PARTE  DI CHIERICI emanate nel Maggio 2012 in cui, facendo riferimento all’Accordo del 1984 firmato da Bettino Craxi che modifica il Concordato lateranense del 1929, vi è scritto esplicitamente:

     

    «I Vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione del proprio ministero (cfr. artt. 200 e 256 del codice di procedura penale; artt. 2, comma 1, e 4, comma 4, dell’Accordo del 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede [L. 25 marzo 1985, n. 121]).

    (…)

    Rimane ferma l’inviolabilità dell’archivio segreto del Vescovo previsto dal can. 489 cic, e devono ritenersi sottratti a ordine di esibizione o a sequestro anche registri e archivi comunque istituiti ai sensi del cic, salva sempre la comunicazione volontaria di singole informazioni.

    Nell’ordinamento italiano il Vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti Linee guida.»

     

    Ricordiamo inoltre le  parole del magistrato Pietro Forno, tra i massimi esperti in Europa di questi crimini:

    «Nessuna denuncia da parte dei vescovi appartenenti alla Conferenza episcopale italiana – disse Forno, in un’intervista che quasi gli costò il posto – è mai arrivata alla magistratura riguardo casi di pedofilia clericale».

    3 maggio 2016

     

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