• Giulio Regeni, Aden Abukar Alì, Shaimaa el Sabbagh, desaparecidos e insepolti del terzo millennio.

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    1Shaimaa al-Sabbagh

    di Gian Carlo Zanon

    « …non si parla male del proprio paese, si ricordi che i panni sporchi si lavano in casa …» così mi apostrofò un tizio in divisa mentre scendevo dall’aereo. Mi aveva senza dubbio udito mentre elencavo a una ragazza spagnola i difetti dei politici del “bel paese”.
    I panni sporchi si lavano in casa è un modo di dire che sottende una sparizione: si fa, non si dice, ergo non esiste. Non si fa, non si rende noto … ad esempio per “ragion di stato”. E non c’è dubbio che la famiglia, luogo per eccellenza in cui la “sparizione” assume forma e si acutizza, sia il primo nucleo del terrorismo di stato. Ma anche non condannando i criminali che perpetuano l’orrore si fanno “sparire” le vittime creando la desaparicion.

    «Siamo il Cile o L’Argentina del Medio Oriente, siamo il paese dei desaparecidos» così dice l’avvocato egiziano Malek Adly e così leggo su Left del 20 febbraio 2016 in un articolo di Michela AG Iaccarino.

    L’articolo parla della morte di Giulio Regeni, delle torture subite, dei depistaggi a opera dei servizi segreti egiziani e della “sparizione” usata come arma per terrorizzare: «La mia vita è paura. – dice Adly – Paura di essere arrestato, rapito. Paura di sparire.»

    Se ce ne fosse stato bisogno questa sarebbe la prova che in molte parti del mondo si tortura, si stupra e poi si occultano i cadaveri per nascondere le offese fisiche arrecate da malati di mente che trovano il loro ambiente naturale, e legittimazione alla loro pazzia, all’interno delle istituzioni che portano il nome di chi dovrebbe proteggere gli inermi: servizi di sicurezza, polizia, esercito.

    In tutto il mondo spariscono persone di cui non si troverà mai più il corpo. Tra questi – come ricordava tempo fa l’ex console argentino Enrico Calamai che salvò, andando contro gli ordini che provenivano dall’Italia, alcune centinaia di persone che altrimenti sarebbero sparite insieme ai trentamila “scomparsi” argentini – ci sono i senza nome che muoiono nel mare nostrum.

    Sequestri, torture, sparizioni sono il biglietto da visita del terrorismo di stato. Terrorismo che si nasconde sotto l’egida della “ragion di stato” come accadde nel 1993 in Somalia. Per ciò che accadde in quei luoghi, a distanza di anni, ci fu solo un vero processo che coinvolse il maresciallo della Folgore, Valerio Ercole, il quale nel 1997, subì un processo per aver praticato la tortura. La condanna a un anno e sei mesi (leggi qui la sentenza cerca [ PDF] POSIZIONE STRALCIATA IMPUTATO) fu di fatto annullata in appello per il : «… non doversi procedere nei confronti del nominato Ercole Valerio in ordine al reato ascrittogli, perché estinto per intervenuta prescrizione.» (leggi qui la sentenza cerca [PDF]~1f~.}:-z ~5.r’aknt)

    La vittima che aveva ricevuto le attenzioni di Valerio Ercole, si chiamava Aden Abukar Alì. Non voglio rammentare l’orrore subito da Giulio Regeni, dico solo che Aden Abukar Alì è stato torturato usando anche gli stessi strumenti di tortura applicati agli stessi organi. Mi chiedo: e se fosse morto per le torture subite che fine avrebbe fatto il corpo di Aden Abukar Alì? Penso che sia il caso di pensarci.
    La missione Onu in Somalia, a cui partecipavano anche gli italiani, veniva denominata “Restore Hope”, “Ridare Speranza” e mi chiedo in che modo definiscano i terroristi di stato egiziani le loro operazioni che portano all’orrore subito da Giulio Regeni e da centinaia di giovani come lui.

    Le torture, gli stupri e non si sa cosa, di altri militari che parteciparono alla “Restore Hope”, accusati di quei crimini, furono giustificati per via “dalla brutalità della situazione in cui erano costretti ad operare”. E Left ci informa che l’agente di polizia Yassin Hatem Salah Eddin l’assassino dell’attivista egiziana Shaimaa el Sabbagh, dopo il processo che lo ha visto assolvere, «si è allontanato per le vie del Cairo da uomo libero».

    … anche nel nostro paese girano per le strade da uomini liberi gli attori del terrorismo di stato: stupratori, torturatori, assassini. I canefici, i loro protettori e i loro mandanti, continuano ad operare nelle nostre città e in “missioni di pace all’estero”. La loro missione? Far sparire l’umano dal genere umano… con le “buone” terrorizzando o con le “cattive” uccidendo e facendo sparire le prove dei loro delitti. La sparizione dell’habeas corpus è solo uno dei modi per sfuggire alla giustizia.

    Per la tortura invece non c’è problema, in Italia, data la mancanza di una legge che la punisca, è legale.

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