• Elogio alla deresponsabilizzazione

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    di Jeanne Pucelli

    Abbandonare al suo destino il mio pensiero critico forse sarebbe il modo migliore per decidere di non essere e così porre fine al “mare di affanni” che affligge le mie giornate. Non ci posso fare niente … la maggior parte delle notizie mediatiche, scritte da insipienti esseruncoli e pubblicate da esperti di narco-comunicazione, offendono oltremodo la mia onestà intellettuale.
    E se oso toni tanto “arroganti” inondando di hybris queste pagine web è solo perché questo spazio in cui scrivo è un Diario Polifonico e questa forma letteraria mi permettere di essere me stessa. Spero che a nessuno dispiaccia questo modo diretto – e politicamente non corretto – di esprimermi pubblicamente; se dispiacesse, come è già accaduto … fatemelo sapere.

    Sono molte le notizie che hanno perturbato la mia inossidabile fiducia verso il genere umano e, anche se mi rendo conto della stoltezza imperante a cui, secondo alcuni miei consiglieri, converrebbe allinearsi, continuo a stare dalla parte di coloro che si ribellano e lottano ogni giorno per preservare la propria identità umana rifiutando chi l’ha perduta completamente o l’ha abbondantemente compromessa. Cerco di riassumerne quattro o cinque casi disperati in cui il concetto etico di responsabilità viene messo a dura prova.

     

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    Una di queste querelles sociali è di qualche giorno fa: Alessandro Gassman, dopo che il New York Times aveva denunciato sulle sue pagine il degrado urbano di Roma, ha lanciato un appello ai cittadini romani invitandoli ad essere più civili per mantenere pulita la città eterna. #romasonoio, l’idea di Gassman che in sintesi diceva “non sporchiamo Roma e diamo esempio a chi ci governa”, è stata accolta in modo indecente non solo dal romano medio che continuerà a insozzare la città perché “lui paga il servizio di nettezza urbana e quindi…” ma anche da un intellettuale come Alberto Asor Rosa. Per Asor Rosa la colpa del degrado della città è causato «da turisti americani… che… mezzi nudi, con le infradito, mangiano stravaccati e lasciano cumuli di sporcizie d’ogni genere…». Secondo questo genio della nostra cultura, qualche migliaio di turisti americani – che con le loro orribili infradito disturbano l’estetica e il decoro della capitale, sarebbero i veri colpevoli del degrado di Roma. Mi fermo qui per non incorrere in qualche denuncia … ma caro Diario mio !!!!

    L’altra notizia che mi ha fatto dire “no, non ci posso credere” è quella del decreto Sblocca Italia che, reintroducendo nell’articolo 3 la famigerata norma del silenzio- assenso (per cui la mancata risposta della soprintendenza entro 90 giorni diventa automaticamente assenso) di fatto impone al Paese nuove colate di cemento in nome di un pseudo sviluppo economico che maschera interessi privati. Leggete qui l’articolo di Left firmato da Simona Maggiorelli.


    In questi giorni le notizie sui giovani che muoiono nelle discoteche riescono quasi ad offuscare il leader indiscusso del media show nostrano: Bergoglio, in arte Francesco 1.0.
    La morte, presumibilmente per droga, di un giovane ha causato la chiusura della discoteca Cocoricò, luogo di spaccio … e io, caro diario, mi son chiesta perché non chiudono i supermercati dove si spacciano alcool e alimenti impregnati di conservanti; oppure piazza San Pietro in cui si spaccia da almeno cinquecento anni “l’oppio dei popoli”.

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    Poi apro alcuni giornali e su uno leggo che un malato psichiatrico morto durante un intervento di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) è deceduto a causa di uno “shock da compressione latero-laterale” dovuto a uno strangolamento, mentre su un altro giornale leggo che «i risultati dell’autopsia, come prevedevamo, escludono del tutto la morte violenta». La differenza non è di poco conto: o è omicidio o non lo è. Non posso fare ameno di individuare un «come prevedevamo» che getta un ombra di sospetto ideologico sulla dichiarazione del medico che ha eseguito l’autopsia.


    Naturalmente molti quotidiani hanno messo in croce tutta la psichiatria che secondo la vulgata basagliana impedisce ai malati di mente di realizzare l’autenticità del proprio essere anche se questo può portare a un suicidio e all’omicidio. Omicidi spesso definiti “in stato di intendere e volere”, come nel caso, di Adam “Mada” Kabobo, il ghanese che nel maggio 2013 a Milano ammazzò a colpi di piccone tre passanti. Kabobo fu condannato a 20+8 anni di carcere perché disse la sentenza «al momento dei fatti, presentava una grandemente scemata, ma non totalmente assente, capacità d’intendere, definita come l’idoneità del soggetto a rendersi conto del valore sociale delle proprie azioni e quindi di percepirne il significato». Come se uno sano di mente alla mattina si alza e uccide tre sconosciuti …

     

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    In tutto questo lo psichiatra basagliano Peppe Dell’Acqua – famoso per aver sostenuto che Anders Breivik era un terrorista e non uno schizofrenico ( leggi qui) – su Internazionale ha disquisito sul termine TSO «L’aggettivo “obbligatorio” prima di tutto dice che l’altro esiste.» ecc. ecc… Chi getta uno sguardo sull’articolo titolato I malati psichiatrici non sono criminali da arrestare (leggi qui) legge che «La parola (obbligatorio) testimonia la tensione alla negoziazione.» e quindi capisce che il malato può negoziare con chi lo vorrebbe obbligare ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Ma non è così: il malato non essendo più in grado di intendere e di volere non può negoziare e la legge impone un trattamento coatto. Lo psichiatra che si prende la responsabilità di firmare un TSO non sta «limitando la sua libertà, invadendo il suo spazio intimo e personale.» come scrive Dell’Acqua, per il semplice motivo che il malato, se pericoloso per sé e per gli altri, non può essere lasciato libero, né essere ritenuto moralmente e penalmente responsabile delle sue azioni perché non è in grado di intendere e di volere. Il malato va curato e basta.

    L’altro caso clinico è quello dei due Marò. Questa volta – a parte le responsabilità etiche e penali dei due Marò ancora tutte da valutare – la malattia non è degli attori in scena ma dell’opinione pubblica che, imbeccata dai politici e informatori mediatici si dissocia confondendo vittime e carnefici, eroi e martiri. (leggi qui).

     

    2626568-mar_mis“… esterno goliardico con Marò”

    Anche in questo caso il concetto di responsabilità viene adulterato: i due Marò non sono responsabili della morte dei due pescatori indiani. Girone e Latorre, secondo il nostri governanti, sono vittime sacrificali dello stato indiano che usa i due militari come ostaggi per ragioni politiche: «Girone è trattato come un ostaggio, costretto a restare in India nonostante non sia stato ancora incriminato».
    A me sembra tutto talmente assurdo che da tempo penso a una messa in scena in cui ognuno, compreso il governo indiano, fa il “gioco delle parti” di pirandelliana memoria.


    Quindi mio diario triste e solitario anche in questo caso nessuno vuole assumersi la responsabilità di essere per la verità.

    Tirando le somme:
    a)i romani non sono responsabili del degrado di Roma;
    b)i responsabili delle sovraintendenze che da domani non saranno più obbligati a firmare l’assenso o il rifiuto alla costruzione in zone proibite saranno deresponsabilizzati;
    c)i giovani, a quanto pare ritenuti incapaci di intendere e di volere a causa della loro età, saranno deresponsabilizzati e saranno incolpati i luoghi in cui gli spacciatori spacciano;
    d)gli psichiatri, per paura di prendersi la responsabilità di dichiarare un malato di mente pericoloso per sé e per gli altri, non firmeranno più nessun TSO e lasceranno basaglianamente gli schizofrenici liberi di realizzare la propria “autenticità dell’essere”;
    e)i due marò non sono responsabili di ciò che hanno fatto, anzi la colpa è degli pescatori assass… pardon, uccisi … ecc. ecc. .

    Caro diario triste e solitario … “io speriamo che me la cavo”.

    11 agosto 2015

    © Jeanne Pucelli – Riproduzione riservata

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