• Resistenza: una “questione privata” – Lettera

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    evento 24 aprile

    Sono passati 70anni dalla fine della Guerra civile. La data del 25 aprile, scelta convenzionalmente come “Giorno della Liberazione”, segna idealmente uno spartiacque tra un prima, occupazione nazifascista, e un dopo, volontà di costruzione di una nuova società civile e di strutturazione di una nuova identità umana generata dai vissuti della Resistenza.


    Se c’è stata la Resistenza c’è stato anche un modo di raccontarla e di rappresentarla. Se è vero come scrisse Italo Calvino, nella sua famosa prefazione del ‘64 al romanzo I sentieri dei nidi di ragno, che solo Beppe Fenoglio, col suo romanzo Una questione privata, «riuscì a fare il romanzo che tutti avevano sognato, quando nessuno più se l’aspettava » allora è anche vero che solo in un’opera letteraria/artistica è possibile intravedere i sentimenti profondi e quindi “privati”, dei giovani che uniti tra loro diedero vita a quel fenomeno evocato da una bellissima parola: Resistenza.


    Negli anni che seguirono la guerra civile il “privato” divenne ideologicamente “fuori luogo” e veniva liquidato come “piccolo borghese”, se non fascista. Tragico vezzo ideologico che si è protratto nella cultura di sinistra sino alla fine degli anni ’70 e oltre. Anche oggi c’è chi pensa che i “sentimenti privati” resistenziali che animano i romanzi di Fenoglio, Cassola, Meneghello, Vittorini siano ormai da rottamare.


    Io invece penso che quel “sentire” la possibilità di una società di liberi e uguali, narrato da poeti e romanzieri attraverso il privato dei loro personaggi , tracci un solco invalicabile tra ciò che fu ed è umano e ciò che umano non lo è stato e non lo è: Uomini e no. La Resistenza fu una breve primavera. Una breve primavera che fece nascere delle speranze rimaste lì, come un frutto non ancora maturo e quindi non colto… un frutto che deve ancora maturare ed essere colto.

    G. C. Z.

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