• Renzi il bulemico accentra il potere nelle sue mani

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    Verso la svolta autoritaria

     

    27 marzo 2014 

     

    Di Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Salvatore Settis, Rosetta Loy, Corrado Stajano, Giovanna Borgese, Alberto Vannucci, Elisabetta Rubini, Gaetano Azzariti, Costanza Firrao, Alessandro Bruni, Simona Peverelli, Sergio Materia, Nando dalla Chiesa, Adriano Prosperi, Fabio Evangelisti

     

    Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali.
    Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti)  a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
    Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
    Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.

     

    Primi firmatari:


    Nadia Urbinati
    Gustavo Zagrebelsky
    Sandra Bonsanti
    Stefano Rodotà
    Lorenza Carlassare
    Alessandro Pace
    Roberta De Monticelli
    Salvatore Settis
    Rosetta Loy
    Corrado Stajano
    Giovanna Borgese
    Alberto Vannucci
    Elisabetta Rubini
    Gaetano Azzariti
    Costanza Firrao
    Alessandro Bruni
    Simona Peverelli
    Sergio Materia
    Nando dalla Chiesa
    Adriano Prosperi
    Fabio Evangelisti

     

    Da Libertà e Giustizia

     

    il Fatto 29.3.14
    Gaetano Azzariti Con Libertà e Giustizia
    “Ma come si fa a stravolgere così la Carta?”
    intervista di Luca De Carolis

    “Renzi procede con irruenza, senza scorgere la direzione verso cui procede. Una buona riforma costituzionale non si fa velocemente, e i maggiori poteri andrebbero dati al Parlamento, non certo all’esecutivo”. Gaetano Azzariti, professore di Diritto costituzionale all’università La Sapienza di Roma, è uno dei firmatari dell’appello di Libertà e Giustizia “contro il progetto di stravolgere la Costituzione”. Ieri si sono aggiunte altre firme: Rosetta Loy, Corrado Stajano, Giovanna Borgese, Alessandro Bruni, Sergio Materia, Nando dalla Chiesa, Adriano Prosperi e Fabio Evangelisti.
    Professore, l’appello lancia l’allarme sul rischio di una “svolta autoritaria”. Perché?
    La storia italiana ci ha insegnato quanto sia pericoloso l’effetto slavina: si inizia da una piccola frana, ovvero da una piccola riforma costituzionale, e poi si arriva a una valanga che travolge l’intero sistema. Lo conferma il fatto che siamo passati rapidamente dall’ipotesi di una nuova legge elettorale alla riforma del Senato e del Titolo V. E in questi ultimi giorni abbiamo letto di proposte che toccano anche la forma di governo, come quella sul premierato forte.
    Il ministro per le Riforme Boschi ora smentisce. Pare invece che nella bozza di riforma ci sia la ghigliottina sui provvedimenti, cioè l’imposizione di un termine 60 giorni per varare i ddl del governo, pena la loro votazione senza modifiche…
    Anche questo è un tentativo di limitare ulteriormente la voce del Parlamento. Se abbiamo un problema di crisi costituzionale è che negli ultimi 20 anni le Camere hanno contato sempre meno. Una buona riforma dovrebbe estendere i poteri del Parlamento, il contrario di quello che si tende a fare. La ghigliottina non è solo una metafora: è un modo di tagliare la testa al dibattito, una fiducia rafforzata, in un Paese dove il ricorso al voto di fiducia è assolutamente eccessivo.
    Nella Direzione del Pd, Renzi ha sostenuto: “I cittadini non amano questo eccesso di livelli di governo. E poi mille parlamentari sono troppi”.
    Si vuole scaricare sulla Carta la profondissima crisi della politica e del sistema dei partiti, della classe dirigente. Le Costituzioni hanno l’ambizione di limitare i poteri: capisco che questo ad alcuni poteri dia fastidio.
    Il taglio della Province non è utile?
    Il vizio principale di questo testo di riforma nasce dal fatto che l’unica logica è quella di tagliare le teste ai senatori e ai consiglieri provinciali. Ma la Carta pretende che innanzitutto si ragioni di funzioni: nessuno mi ha spiegato a chi andrebbero date quelle delle Province. E poi c’è il tema del Senato: vorrei sapere cosa se ne vuole fare.
    Renzi però insiste e va di corsa. Le pare un uomo forte, o un uomo che prova a diventarlo?
    Io spero che sia più attento alla Costituzione. Questa sua irruenza, questa sua volontà di velocità nel cambiamento, gli impedisce di vedere la direzione in cui procede. Per fare una riforma costituzionale di qualità non bisogna essere rapidi. E questo lo dimostra anche il continuo mutare della bozze, segno evidente della debolezza di questo progetto.
    La Costituzione ha bisogno di aggiustamenti?
    Come spiegava Leopoldo Elia, un costituzionalista raffinato, il vero tema è sempre quello dell’equilibrio dei poteri. Negli ultimi anni c’è stato un forte squilibrio a favore del governo, a colpi di voti di fiducia e maxiemendamenti, che va compensato. Bisogna ripartire dalla razionalizzazione della forma di governo, come sosteneva già il giurista Perassi nell’Assemblea costituente.

    il Fatto 29.3.14
    Il pifferaio magico
    di Antonio Padellaro
    Siamo consapevoli che, se passano le “riforme” di Renzi, l’Italia avrà un uomo solo al comando, cioè lui? Abbiamo capito bene che, con la trasformazione del Senato in un ente inutile (lunedì in Consiglio dei ministri), le leggi saranno approvate esclusivamente dalla Camera, senza più la garanzia di una seconda lettura che spesso, nella storia repubblicana, ha evitato pericolosi colpi di mano di questo o quel governo? È chiaro a tutti che, con la nuova legge elettorale (il cosiddetto Italicum) frutto dell’inciucio tra l’ex sindaco e l’ex Caimano ,il partito che vince anche per un solo voto avrà un premio di maggioranza da dittatura parlamentare? Stando a tuttii sondaggi, quella super maggioranza sarà appannaggio del PR, il Partito di Renzi che avrà nel frattempo trasformato il Pd nel proprio scendiletto (già qualcosa si è visto nel voto bulgaro della Direzione di ieri). Il turbo premier, a quel punto, potrà far votare dalla Camera qualsiasi cosa desideri: dallo stravolgimento della Costituzione alla “creazione di un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali”. Parole contenute nel documento di Libertà e Giustizia sottoscritto da un gruppo di giuristi e intellettuali tra i più autorevoli e indipendenti (da Zagrebelsky a Urbinati, da Rodotà a Carlassare, Pace, Azzariti, Settis, De Monticelli, Bonsanti) che ha trovato spazio solo sulla prima pagina del nostro giornale. Un silenzio che non può certo sorprendere. Con furbizia fiorentina Renzi sta infatti propinando agli italiani la favola di un taglio netto alla casta dei politici inetti e forchettoni, come se sacrificando gli emolumenti di 315 senatori (mantenendo però le monumentali spese dei relativi uffici) qualcosa potesse cambiare nella voragine dei conti pubblici. Ma gli italiani, ormai troppo esasperati dalla mala politica, preferiscono credere al pifferaio magico, indifferenti o rassegnati. È difficile andare contro vento e pur tutta via bisogna provarci, perché sono in gioco i fondamenti della nostra democrazia. Possibile che nel Pd e nella sinistra abbiano tutti portato il cervello all’ammasso? Come disse il presidente Scalfaro nel 2006 guidando il fronte del No al referendum che cancellò la controriforma di Berlusconi: “Meglio perdere in piedi che vincere in ginocchio”

    • La Costituzione ha in se gli strumenti di autodifesa e attacco: ma è necessario che la Cittadinanza la estragga dalla bacheca e la brandisca per difendere la Qualità della Democrazia.

      Don Ciotti nei giorni vicini all’incontro col Papa:

      “…non si può rimanere prigionieri di parole e riti scontati e retorici senza mai trovare il momento dell’agire!”

      “…non si può continuare a commuoverci ogni tanto e muoverci mai!”

      (io)
      Sono lustri e decenni che si passa da un dibattito ad un convegno, da una “lectio magistralis” ad una conferenza, da un “dialogo” dell’Espresso ad una manifestazione di Libera, da Report a Presa Diretta a Servizio Pubblico, da una denuncia ad un ultimo allarme…

      E siamo ancora qui, in attesa del prossimo evento, per parlare ancora, per l’ennesima volta di qualsiasi aspetto della malapolitica…

      Ma quando si passerà a progettare una “Via d’Uscita”?

      Siamo saturi di denunce, non abbiamo più spazio nelle nostre memorie per archiviarne ancora! E l’indignazione è massima da lungo tempo!

      Quando un passo avanti? La Costituzione ci offre strumenti di efficacia assoluta: la Sovranità Popolare (non a caso art. UNO), la Democrazia Diretta Propositiva (artt. 50-71) e il Diritto di sciopero (art. 40). La storia ci ricorda il “Conclave”. Perchè’ NO?

      PERCHE’ NO???

      Paolo B.

      • Paolo sono completamente d’accordo con quanto hai scritto. Potrei sottoscrivere parola per parola. Ma denunciare è un dovere a cui non ci si può sottrarre. Il pericolo semmai è che queste denunce diventino una inutile catarsi. Che fare? Ognuno faccia le proprie scelte. Io, e noi di I giorni e le notti lottiamo da ormai due anni contro … soprattutto direi contro la stupidità e la conseguente violenza di chi ogni giorno, come dici tu, inganna in mille modi e con mille trucchi:

        Grillo che catalizza a sé otto milioni di individui incazzati, promettendo loro ciò che un attimo dopo salito al potere negherà (se ci riuscirà) come ha fatto la Lega, come ha fatto Di Pietro.

        Il Pd che è diventato con Renzi la nuova Democrazia Cristiana e che per una stagione più o meno lunga terrà immobilizzate forze che potrebbero fare qualcosa di buono. Anche i cosiddetti ribelli del Pd sembra che abbiano il solo fine di riportare nell’alveo del partito coloro che vorrebbero trovare alternative che tra l’altro attualmente nel quadro politico non ci sono.

        Dei partiti a destra del Pd non è neppure il caso di parlarne.

        Non rimane altro da fare che cercare, soffiando sulle vele della democrazia tutto il fiato che ci resta in corpo, di porre fine a questa “bonaccia delle Antille” che dura dal dopoguerra, sbugiardando politici, giornalisti, e tutti coloro che fanno “sistema”.

        È una lotta impari, ma non inutile , se non altro per continuare a sentirci esseri umani. Il No propositivo è l’unica arma che ci rimane …

        Jeanne P.

        • Anche Don Ciotti non va oltre alla denuncia dello stato delle cose. Lui che stando all’interno dell’istituzione più , per usare un eufemismo, controversa , ne avrebbe di cose serie da denunciare. Senza togliere naturalmente nulla all’impegno di Don Ciotti che è senza dubbio encomiabile.

          Per quanto riguarda le vie d’uscita ci sono eccome , ti inviterei per esempio a leggere questo articolo sulla giustizia per esempio http://www.igiornielenotti.it/?p=22226 e anche questo sulla crisi economica http://www.igiornielenotti.it/?p=8392 .
          Grazie per l’attenzione

          Per la Redazione di G&N: Gian Carlo Zanon

          NB. Se devi mandare qualche link invialo per email all’indirizzo igiornielenotti@yahoo.it – nei commenti non è possibile inserire link

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