• Nostoi cubani : assenze, presenze, ritorni

      0 commenti

    yoani_sanchez_6

     

    huaorani_

    Di Giulia De Baudi

     

    Questo articolo, questo piccolo/ grande articolo, Yoani Sánchez lo ha postato, contrariamente a ciò che fa sempre, senza un’immagine. Chi scrive per essere letto, sa, o dovrebbe sapere, che, come scrisse Albert Camus, noi tutti «pensiamo solo attraverso l’immagine. – e quindi – Se vuoi essere filosofo, scrivi romanzi».

    Questa grande e sintetica lezione di vita lasciataci da Camus, sembra ben appartenere alla Sánchez che scrive attraverso immagini. E questo piccolo /grande reportage di vita vissuta ne è una conferma. Anche qui, come in altri articoli, le frasi sono in realtà delle istantanee in cui però la realtà non si arresta ma, attraversata dal suono, continua a divenire. È il dono che la poetica dell’umano fa alla realtà.

    Mi chiedo se la mancanza di immagini in questo suo articolo non sia dovuta ad una tristezza per dover tornare ad una realtà sociale che ormai non le corrisponde più… ma questa è solo una interpretazione.

    Le foto che io invece ho deciso di inserire nell’articolo, narrano silenziosamente il suo ritorno alla fine di maggio di quest’anno, a Cuba, dopo tre mesi di viaggi all’estero. Immagini, non facenti parte del banale e immaginario mito cubano, che narrano dell’umanità di Yoani.

    Nel frattempo i suoi nemici giurati, tra qui spicca l’amico della famiglia Castro, Gianni Minà, si son dati da fare nella rete per danneggiarla ed alcuni di loro hanno investito migliaia di dollari per distruggerne l’immagine pubblica. Il finto dollaro, che potete vedere nella foto qui sotto, è stato costruito appositamente per allestire una gogna mediatica con l’intento di sporcare l’immagine della pasionaria cubana. Si vede che questa immagine femminile dà molto fastidio a chi crede ancora che le donne abbiano meno cervello degli uomini.

    yoani-sanchez-dinero

     

    Dal blog Generaciòn Y

    yoani

    di Yoani Sánchez

     

     

    Il ritorno

    La valigia parcheggiata in un angolo, i piccoli regali che viaggiarono nel suo interno già stanno in mano degli amici e dei parenti. Gli aneddoti – d’altro canto – avranno bisogno di tempo, perché sono così  tanti  che potrei passare il resto della mia vita sminuzzando i loro dettagli.

    Già sono tornata. Non appena tornata cominciai a sentir le peculiarità di una Cuba che in tre mesi di assenza è cambiata appena. La grande quantità di uniformi fu la prima cosa che mi saltò agli occhi:  militari, doganali, della polizia … ¿perché si vedono tante uniformi e nient’altro atterrando all’Aeroporto José Martí? ¿Perché questa sensazione di pochi civili e molti soldati? Dopo le fredde luci dei saloni, la domanda senza nessuna gentilezza di una ipotetica dottoressa che mi chiedeva se ero stata in Africa: ¿Da dove vieni mi’ja?  Mi gettò in faccia per il solo fatto d’aver visto il mio passaporto azzurro con lo scudo della repubblica in copertina.   

    Fuori, un gruppo di colleghi e familiari mi aspettava. L’abbraccio di mio figlio, il più agognato. Dopo è stato un tornare e entrare nel tempo singolare in cui la vita qui trascorre. Mettermi al passo con le vicende. cosà è accaduto nel quartiere, in città e nel Paese. Già sto tornando, con una energia, che le quotidiane battute di arresto cercheranno di annichilire, e che però comunque un po’ mi rimarrà per iniziare nuovi progetti.

    yoani_aduana_ap

     

    Una tappa della mia vita finisce e un’altra si profila. Ho visto la solidarietà, l’ho assaporata e adesso ho il dovere di raccontare ai miei compatrioti  dell’Isola che non siamo soli.  Ho portato con me tanti bei ricordi: il Mare di Lima, il Tempio Mayor in Mexico, la Torre della Libertà a Miami, la bellezza de Río De Janeiro, l’affetto di tanti amici in Italia, Madrid con il suo Museo del Prado e le sue Cibeles, Amsterdam e i canali che l’attraversano, Stoccolma e i ciber attivisti di tutto il mondo che conobbi lì, Berlino e questi graffiti che coprono ciò che una volta fu  il Muro che divise la Germania, Oslo attorniato dal verde, New York che non dorme mai, Ginevra con i suoi diplomatici e la sede dell’ONU, Danzica coperta dalla storia recente e Praga, la bella, l’unica. Tutti questi luoghi, con le loro luci e le loro ombre, i loro gravi problemi e i loro momenti per l’ozio e le risa, li ho portati con me a La Habana.

    Sono tornata e sono la stessa persona. Qualcosa di ogni luogo visitato è rimasto in me, anche gli abbracci e le parole di incoraggiamento che mi donarono stanno oggi qui, con me.

    Yoanis

     El retorno

    La maleta aparcada en una esquina, los minúsculos regalos que viajaron dentro de ella ya en manos de los amigos y de los parientes. Las anécdotas –por su lado- necesitarán más tiempo, porque son tantas que podría pasarme el resto de la vida desmenuzando sus detalles. Ya estoy de vuelta. Al llegar comencé a sentir las peculiaridades de una Cuba que en tres meses de ausencia apenas si ha cambiado. La cantidad de uniformes fue lo primero que me saltó a la vista: militares, de aduana, de policía… ¿por qué se ven tantos uniformados nada más aterrizar en el Aeropuerto José Martí? ¿Por qué esa sensación de pocos civiles y muchos soldados? Después las luces mustias de los salones, la pregunta sin ninguna amabilidad de una supuesta doctora interesada en si yo había estado en África. ¿De dónde tu vienes, mi’ja? Me lanzó al rostro nada más ver mi pasaporte azulado con el escudo de la república en la portada.

     

    Yoani Sanchez, Teo Escobar

    Afuera, un grupo de colegas y familiares esperándome. El abrazo de mi hijo, el más ansiado. Después ha sido volver a entrar en mi espacio y en el tempo singular en el que transcurre la vida aquí. Ponerme al día de historias, sucesos del barrio, la ciudad y el país. Ya estoy de vuelta. Con una energía que los tropiezos cotidianos tratarán de recortar, pero de la que algo me quedará para emprender nuevos proyectos. Una etapa de mi vida termina y otra se perfila. He visto la solidaridad, la he palpado y ahora tengo también el deber de contarle a mis compatriotas de la Isla que no estamos solos. Me he traído tantos buenos recuerdos: el mar en Lima, el Templo Mayor en México DF, la Torre de la Libertad en Miami, la belleza de Río De Janeiro, el afecto de tantos amigos en Italia, Madrid con su Museo del Prado y sus Cibeles, Ámsterdam y los canales que la atraviesan, Estocolmo y los ciber activistas de todo el mundo que conocí allí, Berlín y esos grafitis que cubren lo que una vez fue el Muro que dividió a Alemania, Oslo rodeado de verde, New York que nunca duerme, Ginebra con sus diplomáticos y la sede de la ONU, Gdansk cargado de historia reciente y Praga, la bella, la única. Todos esos lugares, con sus luces y sus sombras, sus graves problemas y sus momentos para el ocio y la risa, me los he traído a La Habana.

     

    Ya estoy de vuelta y no soy la misma persona. Algo de cada sitio en donde estuve se quedó en mí, también los abrazos y las palabras de ánimo que me dieron están hoy aquí, conmigo.

    Articoli correlati

    Scrivi un commento