• Sam Shepard – Motel Chronicles – Homestead Valley, novembre ‘80, aprile ‘81

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    dalla Redazione 

     

     Samuel Shepard Rogers, meglio noto come Sam Shepard (Fort Sheridan, 5 novembre 1943), è un attore, commediografo e scrittore statunitense considerato dai critici il vero erede del grande teatro statunitense. 

    Drammaturgo prolifico, molti dei suoi lavori sono noti per essere espliciti e spesso assurdi, e per avere un autentico stile e sensibilità del coraggioso e moderno “American West“. Shepard è inoltre un apprezzato attore teatrale e cinematografico.

    La sua commedia Buried Child ha ricevuto un premio Pulitzer nel 1979; altri importanti lavori sono Curse of the Starving Class del 1978, True West del 1980 e A Lie of the Mind del 1985.

    Nel 2000 mette in scena al Magic Theatre di San Francisco The Late Henry Moss che include nel cast Nick Nolte, Sean Penn, Woody Harrelson e Cheech Marin.

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    Nel 1986, Shepard fu eletto dall’American Academy of Arts and Letters e, nel 1992, ricevette la Medaglia d’Oro per il Teatro dall’Accademia stessa.

    Nel 1994 entrò nella Theatre Hall of Fame. Undici tra le sue più di 45 commedie hanno vinto gli Obie Awards. È stato nominato per due Tony Awards: nel 1996, per Buried Child, e per True West nel 2000.

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    Buried Child ha ricevuto il Premio Pulitzer nel 1979.

    Shepard fu il batterista di un eccentrico gruppo rock della fine degli anni sessanta, gli Holy Modal Rounders. In quel periodo ebbe un rapporto molto complicato con Patti Smith, di cui viene accennato in un racconto di questa raccolta.

    Shepard e Pattti Smith

    È stato sceneggiatore di film cult come Zabriskie Point, regia di Michelangelo Antonioni (1970) e Paris, Texas, regia di Wim Wenders (1984), che prende spunto da alcuni di questi racconti.

    In Motel Chronicles, di cui pubblicheremo a puntate un ventina di “racconti”,  Shepard narra con uno stile immediato e volutamente antiletterario piccolissimi spezzoni di vita autobiografici. Shepard è noto al grande pubblico per alcune sue interpretazioni cinematografiche come Frances, girato insieme alla moglie Jessica Lange, che gli valse una nomination all’Oscar.

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    Motel Chronicles

     

    “Mai lontananza attaccò così da vicino”

    César Vallejo

    Homestead Valley, Ca. – 1 novembre ‘80

     

    A Rapid City, Sud Dakota, mia madre mi dava da succhiare dei cubetti di ghiaccio avvolti in un fazzoletto. A quell’epoca stavo mettendo i denti e il ghiaccio mi intorpidiva le gengive.

    Quella notte attraversammo la Terra dei Banditi. Io viaggiavo sulla mensola dietro al sedile posteriore della Plymouth e guardavo le stelle di fuori. Il vero del finestrino era freddo gelato a toccarlo.

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    Ci fermammo nella prateria in un posto con enormi dinosauri di gesso bianco disposti in cerchio. Non c’era una città. Solo questi dinosauri con delle lucette che li illuminavano dal basso.

    Mia madre mi portava in giro avvolto in una coperta marrone dell’esercito e canticchiava un motivo lento. Penso che fosse Colpiscimi al cuore. Lo canticchiava dolcemente tra sé. Come se i suoi pensieri fossero molto lontani.

    Sgusciammo lentamente fuori e dentro i dinosauri. Tra le loro gambe. Sotto le loro pance. Girammo intorno al Brontosauro. Alzammo gli occhi sui denti del Tyrannosaurus Rex. Avevano tutti delle lucette azzurre al posto degli occhi.

    Non c’era nessuno in giro. Solo noi e i dinosauri.

    Homestead Valley, Ca. – 25 aprile ‘81

     

    Ricordo di aver cercato di imitare il sorriso di Burt Lancaster dopo che vidi lui e Gary Cooper in Vera Cruz.

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    Per giorni mi allenai nel cortiletto dietro casa. Sgusciando tra le piante di pomodoro. Con un ghigno. Sogghignando di quel sogghigno. Facendo scivolare il mio labbro superiore al di sopra dei denti. Dopo alcuni giorni di allenamento lo sperimentai sulle ragazze a scuola. Non parvero notarlo. Allargai la mia interpretazione finché non cominciai a ottenere delle strane reazioni dagli altri ragazzini.

    Guardavano fisso i miei denti e nei loro occhi si insinuava la paura. Avevo dimenticato in che stato erano i miei denti. Che uno di quelli davanti era morto e marrone e si accavallava su quello rotto immediatamente vicino. Ero effettivamente arrivato a credere di essere in possesso di una intera chiostra di denti perfetti e perlacei alla Burt Lancaster.

    Non volevo spaventare nessuno, così da quel momento smisi di sogghignate. Lo facevo solo in privato. Ben presto svanì anche questa abitudine. Tornai alla mia faccia vuota.

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    Da Motel Chronicles – Feltrinelli – Prima edizione ottobre 1985

    Traduzione di Cristina Vezzoli

     

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