• “salvate il soldato Heidegger” ovvero “l’operazione camouflage” messa in opera dalle accademie filosofiche

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    di GianCarlo Zanon

     

    Ho assistito, in rete, alla presentazione del libro Heidegger e gli ebrei di Donatella Di Cesare, (vedi qui) avvenuta il 19 marzo presso la sede dell’Istituto della Enciclopedia Treccani a palazzo Mattei di Paganica a Roma.

    Non commento i contenuti degli interventi. Mi soffermo solo su una domanda rivolta a D. Di Cesare dallo psichiatra Gianfranco De Simone autore di un prezioso articolo La differenza ontologica, pubblicato sulla rivista Left del 24 gennaio 2015 (n.2) in cui egli mostra le differenze abissali tra il “non pensiero” heideggeriano e la Teoria della nascita di Massimo Fagioli.

    La domanda verteva sulla volontà da parte dei nazisti e del loro mentore Heidegger di far sparire gli ebrei come se non fossero mai esistiti.

     

    L’idea, da parte della cristianità di far sparire coloro che non consideravano uguali a se stessi, eretici, streghe, ecc., è antica. Per porre in essere la sparizione la Chiesa cattolica, in particolare, utilizzò sempre la prassi dei suoi bracci secolari, che in questo caso vestivano le divise con emblemi catto-nazisti, come il motto Gott mit uns (Dio con noi) posta sui cinturoni della Wehrmacht. Si parte dalla sparizione dell’eretico che veniva incenerito sui roghi, si passa dai forni crematori dei campi di sterminio nazisti e si finisce con i desaparecidos che, su consiglio dei primati cattolici argentini, venivano gettati dagli aerei, ancora vivi, nell’Oceano Atlantico.

     

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    Quindi la domanda posta dallo psichiatra De Simone era quanto mai pertinente per capire quale fosse il pensiero delirante che legittimava tali pratiche auspicate dalla guida filosofica del Terzo Reich. L’autrice, invitata a dire qualcosa su questo aspetto, non ha voluto rispondere definendo lo psichiatra come uno “dei luogotenenti di Fagioli che chiudono ogni discussione seria”.

    Emmanuel Faye, autore nel di L’introduction du nazisme dans la philosophie, accusato a sua volta dalla Di Cesare di accanirsi “contro Heidegger”, in un articolo apparso il 23 febbraio su L’espresso, (leggi qui) afferma invece che l’apporto dello psichiatra Massimo Fagioli è prezioso per capire a fondo cosa si cela dietro i deliri che decretarono la sparizione di milioni di esseri umani “come se non fossero mai esistiti”: «Questa disumanizzazione totale – scrive Faye – è ciò che ho chiamato «negazionismo ontologico» di Heidegger nei confronti degli ebrei, che nelle Conferenze di Brema del 1949 giunge fino a escluderli, insieme a tutte le altre vittime dei campi di concentramento, dall’essere-per-la-morte. Tale negazionismo ontologico, di cui Livia Profeti ha saputo dimostrare la convergenza con la «pulsione di annullamento» scoperta dallo psichiatra italiano Massimo Fagioli, vuole significare che Heidegger non solo nega la realtà storica dei fatti, riducendo il numero delle vittime nonché ogni specificità del genocidio nazista, ma annulla l’«essere» stesso delle vittime dei campi.»

     

    Mi chiedo costernato il motivo che porta a comportamenti del genere che vorrebbero annullare la possibilità di una ricerca sulle cause vere e profonde che hanno portato alla Shoah. E c’è un articolo, L’heideggerismo, dopo il naufragio, di François Rastier, (leggi qui) apparso ieri (22 marzo 2015) che racconta molto bene come e perché gli epigoni heideggeriani cerchino in tutti modi di rimanere ancorati come cozze allo scoglio della “afilosofia” heideggeriana che permette loro di salvarsi dai marosi provocati dallo svelamento dei Quaderni neri, e di continuare l’opera “filosofica” del loro “maestro” teutonico.

    Rastier nell’articolo parla di un’opera «di vera e propria politura (che) si è prodotta anche nel convegno internazionale organizzato alla BNF alla fine di gennaio 2015.» Convegno che ha visto tra i suoi partecipanti anche D. Di Cesare la quale, secondo quanto scrive nella nota 13 Rastier, non ha firmato una petizione che chiedeva il libero accesso agli archivi di Heidegger: «Nessuno degli autori del Dictionnaire Heidegger, né dei partecipanti al convegno della BNF, ha firmato la petizione, diffusa in rete dieci anni fa, che chiede il libero accesso agli archivi di Heidegger per i ricercatori.»

     

    Ma qual è lo scopo di quest’opera di maquillage heideggeriana che vede schierata in armi anche Donatella Di Cesare dinnanzi ai cancelli della sancta sanctorum heideggeriana?

    «il Dictionnaire Heidegger, – scrive sempre F.Rastiercodiretto da Fédier, nega ancora la presenza di qualsiasi antisemitismo nell’opera del Maestro, e definisce «fesserie» i primi commenti di Trawny sui Quaderni neri. Dopo l’anno appena trascorso, che Nicolas Weill ha definito come «l’anno del naufragio», smentite e affermazioni si conciliano soavemente, e tutti, da Trawny a Di Cesare a Fédier si ritrovano allo stesso tavolo. Quella che s’impone è una strategia comune:

     1.Ridurre la questione del nazismo a quella dell’antisemitismo, come a una sorta di patina d’epoca.

    2. Mobilitare i «pensatori ebrei» per testimoniare della loro fedeltà a Heidegger, come se si potessero prendere in ostaggio degli ebrei morti o anche vivi per scagionare un ideologo del nazismo: questo fa parte della banalizzazione generale dell’antisemitismo.

     3. Unire la «destra» e la «sinistra» heideggeriane per provare che Heidegger è il solo pensatore che permette di comprendere veramente il mondo moderno.»

     

    L’ordine, “salvate il soldato Heidegger”, nasconde ovviamente connivenze accademiche – alias poltrone e potere – di “filosofi” che non hanno il coraggio «di riconsiderare tutta la questione Heidegger, di rileggerlo, di respingere la sua ideologia mortifera e di ricostruire l’etica.»

     

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    Invece di riparare torti ideologici e ferite culturali subiti per quasi settant’anni di dagli studenti di filosofia, gli apostoli heideggeriani, hanno iniziato una vera e propria opera faraonica di camouflage che ha eguali solo all’Expo di Milano dove, secondo quanto che scrive il FattoQ, per la modica cifra di un milione e passa di euro, si sta cercando di camuffare i “vuoti ontologici” ovvero la mancanza di infrastrutture che pur preventivate non sono state mai costruite.

    23 marzo 2015 – 12,50

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    • piccola correzione: il citato articolo di De Simone si trova sul numero del 24 gennaio 2015 (n.2) di Left

    • Mi dispiace constatare , da un giro che ho fatto su riviste online e su youtube , che la difesa e la giustificazione del ” genio” Heidegger siano portate avanti da nomi più illustri di quello della professoressa Di Cesare. Cacciari, per esempio. Non aggiungo altro ai commenti già fatti al riguardo se non citare Thomas Mann.

      “ [….] Non era lecito, non era possibile fare della ‘cultura’ in Germania, mentre tutt’intorno accadeva quello che ben sappiamo. Voleva dire attenuare la depravazione, adornare il delitto. Fra le torture che soffrimmo ci fu lo spettacolo dello spirito tedesco che di continuo si prestava a far da insegna e da traino alla mera mostruosità”.
      ( Tomas Mann allo scrittore Walter von Molo, 7 settembre 1945 )

      • Si, molti filosofi lo difendono tra cui Gianni Vattimo… e purtroppo devo dire, per onestà intellettuale, che se Heidegger ebbe fama e onori dopo la guerra questo fu a causa di Hanna Arendt. Si legga questo articolo di Livia Profeti , https://www.avvenire.it/agora/pagine/faye-e-la-arendt che conosco personalmente , e alla quale, se vuole approfondire, può chiedere amicizia su FaceBook. In questo articolo parla di un libro di E. Faye “Arendt et Heidegger. Extermination nazie et destruction de la pensée” che anche l’autore di “Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia”
        Gian Carlo Z.

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