• Intercettazioni pericolose

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    giulati - Copiadi Giulia De Baudi

     

     Loris D’Ambrosio è morto due giorni fa.  Le sue conversazioni con Nicola Mancino erano state intercettate nell’inchiesta sulla trattativa tra Stato. I giornali ne avevano dato notizia. Questi sono i fatti. Fatti gravi di cui se ne sta occupando, con molta fatica, la procura di Palermo capeggiata da Antonio Ingroia il procuratore aggiunto titolare dell’indagine.

     

    Dopo la morte di D’Ambrosio sono cominciate subito le manovre per la sua santificazione e per sostituire la Storia con molteplici agiografie ad uso e consumo dei variopinti creatori. Aveva iniziato subito Giorgio Napolitano che insieme all’annuncio della morte del suo consigliere giuridico si era detto indignato per quella che ha definito «una campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e di escogitazioni ingiuriose». Insomma un martire, morto trafitto dagli strali mediatici.

     

    Oggi Luciano Violante sulle pagine de L’Unità ci ha messo il carico da undici. «Loris D’Ambrosio era un amico – così esordisce Violante  – La sua vita professionale è stata un esempio di servizio per la repubblica ecc. cc.»

     

    E fino a cui tutti d’accordo, fino a prova contraria, sia dell’amicizia sia sul fatto che D’Ambrosio fosse un integerrimo uomo di Stato … e per uomo di Stato qui si intende un uomo al servizio di quella comunità di cittadini che formano lo Stato italiano e non un uomo al servizio della Casta politica.

    Si deve dare un senso compiuto ai termini utilizzati per non cadere in tragici equivoci: non dimentichiamo che anche Heisman si dichiarò un servitore dello Stato tedesco mentre era al servizio di criminali nazisti. Certo il paragone è estremo  … ma meglio chiarire.

     

    Come dicevo Violante oggi si scaglia brandendo i simboli cari a Torquemada contro i giornalisti rei non solo di aver riportato i fatti – inoppugnabili, ci sono le registrazioni telefoniche –  ma di aver addirittura trascritto le registrazioni e di averle pubblicate. Inoltre questi giornalisti, secondo Violante, non solo non sono andati a chiedere scusa – a chi non si sa – ma si sono costruiti una « … tesi assolutoria e la giustificazione per una vicenda imbarazzante ed inopportuna».

     

    Ergo per Violante la pubblicazione dei fatti, se riguardano una persona che sta morendo, è solo «gettare fango». Dico questo chiedendomi perché Violante non abbia difeso il “suo amico” da vivo con lo stesso vigore. Forse perché, per la cultura cattolica, anche il peggior assassino, se si pente prima di morire, ha l’anima linda e l’accesso al cielo? È strana questa usanza la chiama cristiana di beatificare tutti …dopo la morte … io la chiamo ipocrisia. Ma d’altronde l’ipocrisia e la scissione tra realtà e apparenza sono i cardini della religione cattolica.

    Non dimentichiamoci che Luciano Violante, quando ricopriva il ruolo di Presidente della Camera, invitò Giovanni Paolo II – un capo di stato straniero – a Montecitorio a parlare davanti alle Camere riunite.

    Sto cercando, facendo un po’ di ironia, di tenere l’articolo a livelli di leggerezza  … ma non ce la faccio: sono veramente preoccupata. Violante è un uomo di sinistra … ecco perché sono preoccupata.

    Questo articolo di Luciano Violante è un vero e proprio manifesto contro la libertà di stampa. Come fare per fermare questa “barbarie” che vuole a tutti i costi che la verità divenga pubblica? «Si potrebbe cominciare – si chiede Violante – dalla messa al bando del “giornalismo di trascrizione”, quello che consiste (caso unico nel panorama della stampa dei Paesi Democratici) nel trascrivere ore e ore di telefonate?»

    “E perché non cominciare ad uccidere i giornalisti come in Russia?” “O chiudere per sempre la libertà di espressione anche sul web”. Dico io … a … già fatto!

    Non vi dico poi le sue ‘idee’ sulla responsabilità dei giornalisti e sulla interpretazione dei fatti accaduti perché è veramente tragico.

    Se domani ci riesco allego l’articolo di Torquemada risorto.

    28 Luglio 2012.

     

     

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