• “Se una notte d’estate una ragazza…” racconto…. di Rosalba De Cesare

      0 commenti

    673_rt_stelle2

     
    Un giovane artista aveva lavorato tutto il giorno ed ora, verso sera, cominciava a sentire un pò di stanchezza, ma solo nel fisico, e non nella voglia di disegnare e dipingere ancora.

    Così decise di mangiare qualche frutto appena colto dall’orto e di fumare una sigaretta, tanto poi, si conosceva, avrebbe ricominciato a lavorare, tirando fino a notte fonda, con la stessa tenacia di un cercatore d’oro che, nell’inseparabile padella, rivolta tutta l’acqua limpida del fiume, cercando e spesso trovando, la materializzazione di un raggio di sole: la pepita.
    Già, ma qual era la materializzazione che lui cercava in quella estate appena iniziata ?
    Inevitabilmente stava pensando ad una donna, ad un’immagine nuova, diversa da tutte le altre.
    Il frutto che aveva cominciato a mangiare era finito subito lasciandogli, però, una sensazione di insoddisfazione…
    Guardava la coppa ricolma di frutta posata sul tavolo, tra i pennelli…
    .
    “Natura morta tra i colori” pensò, ma era un pensiero stupido perché, in effetti, era lui che si sentiva un pò come morto..

    Prese un altro frutto sperando di saziare quella strana fame che fame non era, ma non fu così; masticò un altro boccone e si sedette soprappensiero, accarezzando la matita sanguigna che aveva appoggiato momentaneamente sull’orecchio.
    Mancava qualcosa e non era certo fame, anche se non aveva toccato cibo tutto il giorno; neanche la frutta appena colta che riempiva la stanza con il suo fresco profumo d’albero, lo attirava più.
    Cercava qualcosa…
    In effetti aveva trascorso la giornata a ritoccare altre tele, ad abbozzare qualche disegno; aveva persino riordinato il tavolo dei colori per far passare presto il tempo, ma non veniva fuori niente.
    Nessuna idea, nessuna immagine; le mani rimanevano tese ma inutili.
    Riavviandosi i capelli spettinati ritrovò la matita che aveva appoggiato sull’orecchio ma, non sapendo fare altro, cercò le sigarette tra i tubi di colori ed i pennelli inerti, se ne accese una ed aspirò la prima boccata sulla porta del giardino, guardando lontano.
    Mille stelle emergevano dalla semioscurità.
    La luce soft della bella lampada accesa in un angolo della stanza, creava un tutt’uno con la luce della luna, ancora bassa e pallida in un angolo del cielo.

     
    Calava inevitabilmente la sera, ma lui non amava la tranquillità, la pace non l’aveva mai molto nutrito ma, piuttosto infastidito, come un’orticaria incipiente che rende nervosi.

    Finì di fumare, tornò dentro e…la vide.
    Rimase qualche secondo sulla porta del giardino, meravigliato, ma si guardò bene dal chiederle da dove era venuta, anche perché la porta della sua casa era sempre aperta.
    La ragazza era seduta su un alto sgabello dove anche lui, spesso, si sedeva quando lavorava, e proprio davanti ad una delle grandi tele bianche che erano disseminate qua e là nella stanza.
    Il suo sguardo luminoso l’aveva seguito per qualche attimo quando lui, entrando, si era messo a sedere pianissimo, lasciandosi quasi scivolare nella poltrona accanto alla lampada, proprio di fronte a lei.
    Le gambe della ragazza accavallate erano velate da un vestito sottile che lentamente si muoveva sotto la brezza che, lieve, veniva dal giardino e le sue braccia, racchiudevano in un ovale, un album da disegno che lei sfogliava lentamente; attaccato in un punto della scollatura, aveva un bellissimo cammeo.

    ,

    Il viso, reclinato leggermente in avanti per la lettura, era semicoperto da lunghi capelli che, liberi, scendevano dalla fronte fino al petto come sottili fili splendenti…
    La ragazza, estremamente nuova, era seduta davanti a lui.
    In un attimo realizzò che era un’immagine bellissima; prese così i pennelli e, con la mano che era tornata a vivere e che sembrava volare sulla tela, ne tracciò l’immagine e il profilo…

     

    1052-07-23-56-2415


    .
    Tutto si svolse in un tempo indefinibile.

    Quanto tempo era trascorso lui non lo ricordava e, in fondo poi, non aveva nessuna importanza.
    Si girò a guardarla, con gli occhi ancora pieni di lei, ma…la ragazza non c’era.
    Scomparsa !
    Non c’era più.
    Disperato era quasi volato in giardino, cercato sotto gli alberi, guardato fino in fondo al vialetto che già sfumava nel buio della notte…

    Silenzio.

    ,

    Il silenzio ed i grilli: il loro verso leggero accompagnava il ricordo dell’accaduto.
    La ragazza non c’era più; era sparita in un attimo nel buio lattiginoso della notte, complice silenziosa, la luna bellissima, ormai alta nel cielo.
    Pensava a lei come ad una stella cadente che, prima di scomparire, lascia nell’aria blu della notte, una sottile traccia d’oro…
    Il martellio delle vene nella testa e nel petto, forte come un tam-tam improvviso, si stava attenuando lentamente. Si bagnò il viso nella fontana del vialetto poi, lentamente, si avviò verso casa.
    Non era stato un sogno, tanto meno era diventato pazzo. Lui, la ragazza l’aveva vista e non l’avrebbe mai più dimenticata.
    Non si chiese né come né  perché gli era capitata quella cosa, né da dove fosse venuta quella splendida immagine.
    Non volle chiedersi più nulla, non ne aveva la forza ed, i ragionamenti, in questo caso, non servivano a niente.
    Trovò il coraggio di guardare ancora il dipinto sulla tela che la luce soft della lampada rendeva ancora più bello e vivo; seguì con lo sguardo le lunghe linee sottili e le pennellate veloci con le quali aveva cercato di fissare per sempre sulla tela un’immagine bellissima e pensò che, se gli era successo una volta, sicuramente gli sarebbe successo ancora: la ragazza sarebbe tornata o, forse, l’avrebbe nuovamente incontrata…

    ,Ma ormai era assurdo dormire in una notte così !
    Guardando il giardino, verso l’orizzonte, si accorse, dal colore del cielo, che l’alba era vicina.
    Aveva ancora tutta la storia dentro di se e, la paura che gli faceva pensare :”Domani tutto ciò sarà un ricordo lontano, dopodomani l’avrò già dimenticata..” , lasciava posto a qualcosa di diverso e di sconosciuto.
    Si volse a guardare ancora la tela…
    L’immagine rosso profondo era invece bellissima, sembrava respirare per i fatti propri; riempiva la stanza e la vita del giovane artista.
    Prima di spegnere la luce ormai sbiadita ed inutile, si chinò a raccogliere alcuni pennelli caduti per terra, maledicendo il vizio di lasciare la porta perennemente aperta. Avrebbe dovuto chiuderla col chiavistello questa volta, forse lei sarebbe ancora qui !
    Avrebbe dovuto dirle subito :”Ti amo !”, forse lei sarebbe rimasta.
    Forse, forse….ma ormai era successo.

    .

    mod e pit

    .

    Raccolse da terra anche il grosso album da disegno; si mise a sfogliarlo quasi per inerzia, per distrarsi da tutto ciò che era successo, ma senza riuscirci. Nelle pagine erano disegnate immagini di donne: a volte il tratto sicuro della linea faceva emergere un profilo netto e bellissimo, come da un’oscurità, a volte invece, un tratto morbido stemperava sulla carta una filigrana di linee sottili che componeva immagini rare, simili a quella rimasta sulla tela

    Ma, forse questa volta aveva sbagliato a voler racchiudere e contenere qualcosa d’incontenibile e di non descrivibile.
    Forse aveva sbagliato qualcosa…

     

    Guardava la tela ma, l’immagine, gli sembrava più bella di prima.
    I suoi pensieri un pò maligni (aveva pensato anche ad una crisi di gelosia che aveva colto la ragazza quando aveva visto nell’album altre immagini di donne) ed un po’ tristi finirono lì,  perché, alla luce ancora incerta del mattino aveva scoperto, nascosto tra gli ultimi fogli ancora bianchi, il bellissimo cammeo.
    Lo prese, lo appoggiò sul palmo della mano, guardandolo chissà per quanto tempo; pensò di aver incontrato una ninfa leggera dei boschi, perché la sua casa era immersa nel verde; pensò mille cose bellissime con la mano che gli tremava dall’emozione, poi, accostando come al solito la porta, uscì da casa.
    Guardava la distesa verde che aveva davanti a se e che la luce del primo mattino rendeva ancora più bella ed aprì lo sportello dell’auto ma, poi ci ripensò e non mise più in moto; in fondo gli sembrava una fuga cercare immediatamente qualcuno, un amico, e tornare ad immergersi nel caldo afoso della città.
    Richiuse la macchina e si avviò in mezzo al verde, tra gli alberi.
    Passò davanti ad una ragazza che, arrampicata su un albero, raccoglieva la frutta; lei gli disse qualcosa ma, ancora preso com’era dalla tutta la storia, non rispose neanche…poi, però, quella domanda fatta con voce armoniosa, lo fece tornare indietro…

     

    “Mi scusi, ero soprappensiero, mi ha chiesto qual….?”
    La parola gli morì sulle labbra,  perché, fu quasi certo di aver riconosciuto nel bel viso che lo guardava, quello della ragazza della sera precedente e che credeva di aver perduto o, almeno, era quasi sicuro che fosse lei, ma non parlò, non disse niente. La ragazza continuava a sorridergli ed a porgergli qualcosa…
    L’emozione gli era arrivata alle stelle, come un ragazzetto alla prima cotta; disse qualche parola di scusa poi entrò in casa dandosi dello stupido ed, in effetti, non sapeva cosa fare. 
    Era una storia diversa.
    Cercò una sigaretta; l’accese e poi, dopo un attimo la spense, per accendersene un’altra qualche secondo dopo.
    La porta alle sue spalle si aprì piano.
    Qualcuno gli metteva sul tavolo un cesto di frutta fresca.
    Si girò e…vide la ragazza.

     

    aida-folch-e-jan-rochefort-sono-mod


    Per qualche attimo di eterno incanto, lui le guardò il bellissimo viso che, alla luce del giorno, sembrava ancora più luminoso e più nuovo anche di quello incontrato qualche attimo prima sotto gli alberi da frutta.

    Era sempre lei la donna sconosciuta o era un’altra ?
    Di quell’immagine di sogno dal volto reclinato e dai capelli di luce che l’aveva fatto innamorare la notte precedente, rimaneva  un’immagine bellissima sulla tela, ma era un’immagine che non mostrava i particolari del volto o del corpo.
    La ragazza che aveva di fronte lo guardava come se fosse la prima volta e lui scoprì, alla luce calda della stanza, il suo sguardo profondo…poi si ricordò che non aveva chiuso occhio tutta la notte e che doveva avere un aspetto un po’ assonnato; toccandosi i capelli li sentì più spettinati che mai, poi, guardando il cesto della frutta che lei aveva posato sul tavolo, un dubbio gli si insinuò nella mente; si accorse che tutta la casa era piena di cesti, di vassoi, di canestri con tanta frutta che non aveva raccolto lui e che aveva mangiato senza chiedersi come mai erano lì, da dove venivano, chi glieli aveva portati in casa…
    Gli fu tutto chiaro e si accorse anche che ogni volta che rientrava nel vortice dei suoi pensieri, la ragazza scompariva.
    Ed anche questa volta si era dileguata…


    Corse fuori, sotto gli alberi, chiese a qualcuno ma gli fu risposto con allegra ironia, che di ragazze belle, dai capelli splendenti, è pieno il mondo.

    Le giornate si stavano rivelando un po’ movimentate, ma era felice di tutto ciò, perché non gli era mai successo di vivere una storia così.
    Si distese sotto un albero, non sapeva cosa fare; un’immagine bellissima l’aveva preso ma, poi, vinto dalla stanchezza per le molte ore di insonnia, si addormentò.
    Mille colori ed immagini invasero i suoi sogni….
    Poi una voce allegra vicino a lui lo svegliò; si scostò dagli occhi la falda di un cappello e vide la bellissima colpevole; la guardò negli occhi che sembravano aver rubato tutta la luce al pomeriggio…
    Era sempre lei ?…Era ancora un’altra ?
    Non gli importava più di saperlo.
    La sentì un’altra volta agile come una gazzella pronta allo scatto ma, prima ancora che lei potesse 
    fare l’ennesimo balzo e scomparire un’altra volta, la prese al volo e la baciò .

    .

    (Copyright)Racconto di @Rosalba De Cesare,Roma,2000/2002 
                                                  
    Questo racconto ha partecipato al concorso letterario, istituito dal “Laboratorio Gutenberg” di Roma, nel 2004/05.


    “…
    Alcune sere, tornando a casa, mi succedeva di rimanere sveglia per un po’, non per i problemi che più o meno abbiamo tutti, ma per la bellezza di molte immagini che mi invadevano la mente ed il cuore e, così, ho preso la penna e la mano è partita da sola…..

    Questo pensavo quando è nato il racconto pubblicato sopra, e questo penso ancora oggi.

    L’ho tirato fuori dal cassetto, perché, a distanza di anni, le immagini raccontate sono, per me, ancora molto belle.

    Sono come perle trovate per caso che però, in realtà, mi sono state regalate.

     

    @r.d.c( tutti i diritti sono riservati )

    Scrivi un commento